FIGC e Rai ancora insieme fino ai Mondiali in Qatar del 2022, il racconto continua
Il presidente Gravina: 'Rappresentiamo un binomio importante che ha saputo mettere insieme la capacità di raccontare la storia del nostro paese, periodi di cambiamenti, anche di amarezza, ma sempre con la forza dell’entusiasmo'
Novantuno anni insieme. Un rapporto, quello tra la FIGC e la Rai, appena rinnovato e che si protrarrà fino al 2022 anno dei Mondiali in Qatar, che, oltre alle Nazionali A maschili e femminili, vedrà protagoniste, sugli schermi tutte le nazionali azzurre, dall'Under 21 alle selezioni giovanili.
Il racconto è iniziato nel 1928 con una partita, Italia-Ungheria, valida per la Coppa Internazionale, una sorta di Europeo dell'epoca, giocata al Flaminio di Roma e trasmessa via radio dall'EIAR con la voce di Giuseppe Sabelli Fioretti, fino a Liechtenstein-Italia, match di qualificazione europea disputato il 15 ottobre scorso e seguito da 6 milioni di appassionati.
Un binomio che si basa sull’impegno comune, sulla condivisione di quei valori di educazione, di rispetto e di inclusione che sono propri del Servizio Pubblico e della FIGC. In tutti questi anni la Rai ha portato nelle case degli italiani venti edizioni dei Campionati del Mondo e 15 edizioni dei Campionati d'Europa, oltre a tutte le gare olimpiche e decine e decine di amichevoli.
“Rai e FIGC: valore Nazionale” è il titolo della conferenza stampa che si è svolta oggi nella Sala degli Arazzi di viale Mazzini, una scelta che unisce alla perfezione i principi che hanno dato inizio a questa incredibile avventura che prosegue nel tempo, nonostante gli innumerevoli cambiamenti avvenuti nel mondo del calcio, le nuove regole che hanno modificato il gioco, i media che hanno introdotto linguaggi differenti nella narrazione delle partite. Ciò che non è cambiato, ciò che unisce e rinforza è l’amore per la maglia azzurra.
Alla presenza del presidente della FIGC Gabriele Gravina, del segretario generale Marco Brunelli, del ct della Nazionale Roberto Mancini, della ct della Nazionale Femminile Milena Bertolini e delle due calciatrici, Linda Tucceri Cimini e Laura Fusetti, l’amministratore delegato della Rai Fabrizio Salini ha parlato di un “legame indissolubile”: “In questi 90 anni il racconto della Nazionale si è legato a quello della Rai tramite i valori di lealtà e inclusione. La maglia azzurra della Nazionale è anche quella della Rai. Siamo molto contenti e orgogliosi di aver portato la Nazionale femminile su Rai 1, una scelta naturale ed obbligata. Abbiamo messo il risultato, gli ascolti fuori dai nostri ragionamenti: la Nazionale femminile meritava quel palcoscenico. Abbiamo vinto i pregiudizi”.
In novantuno anni la Rai ha unito gli italiani, le famiglie, ha fatto vivere emozioni, ha raccontato i momenti difficili, soprattutto ha portato nelle case la maglia azzurra: “'La Rai è la casa delle nazionali – ha sottolineato il presidente Gravina - oggi siamo in casa nostra. Devo ringraziare la Rai e lo staff che ci segue in questo percorso, rappresentiamo un binomio importante che ha saputo mettere insieme la capacità di raccontare la storia del nostro paese, periodi di cambiamenti, di amarezza, ma sempre con grande forza accompagnata dall’entusiasmo. E lo dicono i numeri”.
Introdotto nel 1986, è l'Auditel a fungere da ago della bilancia. Italia-Argentina, giocata martedì 3 luglio 1990 allo stadio San Paolo di Napoli, è la partita di calcio più vista, all-time, della televisione italiana. Rai1 inchiodò allo schermo 27,5 milioni di appassionati con uno share monstre dell'87,2%: valori mai più raggiunti nella storia dello sport e della televisione. Il Mondiale giocato in casa, con cinque partite tra le dieci più viste, resta il più amato, dal punto di vista televisivo. Sono proprio le rassegne iridate quelle che, naturalmente, interessano di più l'appassionato di calcio e il tifoso della Nazionale azzurra: oltre alle cinque gare di Italia '90, infatti, trovano spazio nella classifica anche tre partite di Usa '94 (Italia-Messico del girone eliminatorio, la semifinale Italia-Bulgaria e la finale, Italia-Brasile, anche questa decisa ai rigori) e semifinale e finale di Germania 2006, partite delle quali, diversamente dalle altre, la Rai non deteneva l'esclusiva, eppure furono quasi 24 milioni i telespettatori che si sintonizzarono su Rai1.
“C'è un grandissimo seguito – prosegue Gravina - e capacità di posizionare un evento della nostra Nazionale che non è solo sportivo, ma un modo di sapere valorizzare la dimensione sociale del nostro movimento sportivo. Siamo stati in grado di raccontare nuove storie all'interno di questo percorso con un coinvolgimento e valorizzazione della nostra dimensione sociale. Eventi che hanno dimostrato un cuore più sensibile del nostro mondo. Devo ringraziare la Rai per quello che è riuscita ad investire nel calcio femminile, un fenomeno esploso in pochissimo tempo”.
Il Mondiale delle donne, giocato a giugno scorso in Francia, ha avuto un seguito inaspettato. E la Rai ha vinto la sua scommessa. Italia-Olanda, quarti di finale disputati il 29 giugno, ha fatto registrare il record di ascolti per una partita pomeridiana con 5 milioni 223 mila telespettatori (37.90% di share), un picco nel secondo tempo di 5 milioni e 360 mila telespettatori (40.26% di share). “E stato un evento bellissimo – ha dichiarato la ct Bertolini – ma deve esser visto come un punto di partenza, da lì dobbiamo riprendere per non disperdere tutto il patrimonio di questo Mondiale. E’ importante proseguire nella progettualità, negli investimenti, ma anche rilanciare. Per noi essere andate sulla Rai è stato qualcosa di straordinario: credo che con Italia-Brasile tutta Italia si sia aperta al nostro mondo. Andare su Rai 1 alle 21 e portare 7 milioni davanti agli schermi e poi nella sfida successiva di pomeriggio contro l'Olanda arrivare quasi al record significa che i media e la Rai sono fondamentali nel nostro percorso di crescita e per lanciare il calcio femminile”.
Il telecronista e il radiocronista della nazionale italiana di calcio diventano amici. Li ascolti, li vedi ogni tanto, in alcuni periodi con maggiore frequenza, in altri meno spesso, ma quando gioca la Nazionale la gente sa che ci sono, con la loro voce rassicurante, il loro lessico personale, le loro espressioni preferite. Il primo a raccontare le gesta degli Azzurri fu Giuseppe Sabelli Fioretti nel 1928. Nel corso del decennio successivo, l’Italia vincerà due Mondiali e un'Olimpiade, tutte imprese narrate da Nicolò Carosio, rimasto, nell'immaginario e nella memoria collettiva “il radiocronista”: per trentasette lunghi anni, infatti, il suo nome, la sua voce e la sua locuzione preferita “quasi gol”, furono una sola cosa con la maglia azzurra. Nel 1970, durante il Mondiale del Messico il testimone fu raccolto da Nando Martellini. Nomi legati ai ricordi più belli di Roberto Mancini: “La mia gioventù – sottolinea il ct - è stata sulla Rai e credo che sia una cosa perfetta questo binomio. Sono molto felice, spero vada avanti per molti anni. Felice che il pubblico e i tifosi si stiano affezionando alla squadra, noi stiamo migliorando molto. Dobbiamo riuscire a portare gli ascolti al dato di Italia-Argentina del 1990, dove io ero in panchina: allora vorrà dire che abbiamo fatto benissimo”.
Il racconto è iniziato nel 1928 con una partita, Italia-Ungheria, valida per la Coppa Internazionale, una sorta di Europeo dell'epoca, giocata al Flaminio di Roma e trasmessa via radio dall'EIAR con la voce di Giuseppe Sabelli Fioretti, fino a Liechtenstein-Italia, match di qualificazione europea disputato il 15 ottobre scorso e seguito da 6 milioni di appassionati.
Un binomio che si basa sull’impegno comune, sulla condivisione di quei valori di educazione, di rispetto e di inclusione che sono propri del Servizio Pubblico e della FIGC. In tutti questi anni la Rai ha portato nelle case degli italiani venti edizioni dei Campionati del Mondo e 15 edizioni dei Campionati d'Europa, oltre a tutte le gare olimpiche e decine e decine di amichevoli.
“Rai e FIGC: valore Nazionale” è il titolo della conferenza stampa che si è svolta oggi nella Sala degli Arazzi di viale Mazzini, una scelta che unisce alla perfezione i principi che hanno dato inizio a questa incredibile avventura che prosegue nel tempo, nonostante gli innumerevoli cambiamenti avvenuti nel mondo del calcio, le nuove regole che hanno modificato il gioco, i media che hanno introdotto linguaggi differenti nella narrazione delle partite. Ciò che non è cambiato, ciò che unisce e rinforza è l’amore per la maglia azzurra.
Alla presenza del presidente della FIGC Gabriele Gravina, del segretario generale Marco Brunelli, del ct della Nazionale Roberto Mancini, della ct della Nazionale Femminile Milena Bertolini e delle due calciatrici, Linda Tucceri Cimini e Laura Fusetti, l’amministratore delegato della Rai Fabrizio Salini ha parlato di un “legame indissolubile”: “In questi 90 anni il racconto della Nazionale si è legato a quello della Rai tramite i valori di lealtà e inclusione. La maglia azzurra della Nazionale è anche quella della Rai. Siamo molto contenti e orgogliosi di aver portato la Nazionale femminile su Rai 1, una scelta naturale ed obbligata. Abbiamo messo il risultato, gli ascolti fuori dai nostri ragionamenti: la Nazionale femminile meritava quel palcoscenico. Abbiamo vinto i pregiudizi”.
In novantuno anni la Rai ha unito gli italiani, le famiglie, ha fatto vivere emozioni, ha raccontato i momenti difficili, soprattutto ha portato nelle case la maglia azzurra: “'La Rai è la casa delle nazionali – ha sottolineato il presidente Gravina - oggi siamo in casa nostra. Devo ringraziare la Rai e lo staff che ci segue in questo percorso, rappresentiamo un binomio importante che ha saputo mettere insieme la capacità di raccontare la storia del nostro paese, periodi di cambiamenti, di amarezza, ma sempre con grande forza accompagnata dall’entusiasmo. E lo dicono i numeri”.
Introdotto nel 1986, è l'Auditel a fungere da ago della bilancia. Italia-Argentina, giocata martedì 3 luglio 1990 allo stadio San Paolo di Napoli, è la partita di calcio più vista, all-time, della televisione italiana. Rai1 inchiodò allo schermo 27,5 milioni di appassionati con uno share monstre dell'87,2%: valori mai più raggiunti nella storia dello sport e della televisione. Il Mondiale giocato in casa, con cinque partite tra le dieci più viste, resta il più amato, dal punto di vista televisivo. Sono proprio le rassegne iridate quelle che, naturalmente, interessano di più l'appassionato di calcio e il tifoso della Nazionale azzurra: oltre alle cinque gare di Italia '90, infatti, trovano spazio nella classifica anche tre partite di Usa '94 (Italia-Messico del girone eliminatorio, la semifinale Italia-Bulgaria e la finale, Italia-Brasile, anche questa decisa ai rigori) e semifinale e finale di Germania 2006, partite delle quali, diversamente dalle altre, la Rai non deteneva l'esclusiva, eppure furono quasi 24 milioni i telespettatori che si sintonizzarono su Rai1.
“C'è un grandissimo seguito – prosegue Gravina - e capacità di posizionare un evento della nostra Nazionale che non è solo sportivo, ma un modo di sapere valorizzare la dimensione sociale del nostro movimento sportivo. Siamo stati in grado di raccontare nuove storie all'interno di questo percorso con un coinvolgimento e valorizzazione della nostra dimensione sociale. Eventi che hanno dimostrato un cuore più sensibile del nostro mondo. Devo ringraziare la Rai per quello che è riuscita ad investire nel calcio femminile, un fenomeno esploso in pochissimo tempo”.
Il Mondiale delle donne, giocato a giugno scorso in Francia, ha avuto un seguito inaspettato. E la Rai ha vinto la sua scommessa. Italia-Olanda, quarti di finale disputati il 29 giugno, ha fatto registrare il record di ascolti per una partita pomeridiana con 5 milioni 223 mila telespettatori (37.90% di share), un picco nel secondo tempo di 5 milioni e 360 mila telespettatori (40.26% di share). “E stato un evento bellissimo – ha dichiarato la ct Bertolini – ma deve esser visto come un punto di partenza, da lì dobbiamo riprendere per non disperdere tutto il patrimonio di questo Mondiale. E’ importante proseguire nella progettualità, negli investimenti, ma anche rilanciare. Per noi essere andate sulla Rai è stato qualcosa di straordinario: credo che con Italia-Brasile tutta Italia si sia aperta al nostro mondo. Andare su Rai 1 alle 21 e portare 7 milioni davanti agli schermi e poi nella sfida successiva di pomeriggio contro l'Olanda arrivare quasi al record significa che i media e la Rai sono fondamentali nel nostro percorso di crescita e per lanciare il calcio femminile”.
Il telecronista e il radiocronista della nazionale italiana di calcio diventano amici. Li ascolti, li vedi ogni tanto, in alcuni periodi con maggiore frequenza, in altri meno spesso, ma quando gioca la Nazionale la gente sa che ci sono, con la loro voce rassicurante, il loro lessico personale, le loro espressioni preferite. Il primo a raccontare le gesta degli Azzurri fu Giuseppe Sabelli Fioretti nel 1928. Nel corso del decennio successivo, l’Italia vincerà due Mondiali e un'Olimpiade, tutte imprese narrate da Nicolò Carosio, rimasto, nell'immaginario e nella memoria collettiva “il radiocronista”: per trentasette lunghi anni, infatti, il suo nome, la sua voce e la sua locuzione preferita “quasi gol”, furono una sola cosa con la maglia azzurra. Nel 1970, durante il Mondiale del Messico il testimone fu raccolto da Nando Martellini. Nomi legati ai ricordi più belli di Roberto Mancini: “La mia gioventù – sottolinea il ct - è stata sulla Rai e credo che sia una cosa perfetta questo binomio. Sono molto felice, spero vada avanti per molti anni. Felice che il pubblico e i tifosi si stiano affezionando alla squadra, noi stiamo migliorando molto. Dobbiamo riuscire a portare gli ascolti al dato di Italia-Argentina del 1990, dove io ero in panchina: allora vorrà dire che abbiamo fatto benissimo”.
c.s.
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