Record assenteismo: quindici anni di stipendio senza lavorare un giorno
L’uomo avrebbe fatto minacciare chi doveva controllare la sua condotta, le indagini hanno coinvolto anche altre sei persone tra cui due dirigenti.Una storia incredibile arriva da Catanzaro dove il Comando provinciale della Guardia di Finanza, su disposizione della Procura, ha scoperto una truffa clamorosa. Uomo di 67 anni, Salvatore Scumace, è infatti risultato regolarmente stipendiato per 15 anni come dipendente dell’ospedale cittadino “Pugliese” senza avere mai lavorato nemmeno un giorno. Secondo quanto riportato da Agi, la retribuzione ricevuta ammonterebbe a oltre 538 mila euro complessivi. Le indagini hanno inevitabilmente coinvolto anche dipendenti, funzionari e dirigenti dell’ospedale.
Come si è svolta l’indagine
L’operazione delle forza dell’ordine, chiamata “Mezzo servizio”, oltre al protagonista, residente a Botricello, in provincia di Catanzaro, ha messo in luce anche il ruolo di altre sei persone, tutte indagate. Ai protagonisti è stato notificato un avviso di conclusione delle indagini preliminari nell’ambito dell’inchiesta sull’assenteismo dei pubblici dipendenti. Tra i reati contestati abuso d’ufficio, falso ed estorsione aggravata.
Le indagini sono state dirette dal sostituto procuratore Domenico Assumma, con il coordinamento del procuratore aggiunto Giancarlo Novelli e del procuratore della Repubblica Nicola Gratteri.
Come si svolgeva la truffa
In base a quanto accertato dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Catanzaro, è stato rilevato che Scumace, già in organico all’Azienda ospedaliera nel 2005, assegnato al Centro Operativo Emergenza Incendi dell’ospedale. Ma come è emerso dall’esame dei tabulati di presenza, dei turni di servizio e delle testimonianze di alcuni suoi colleghi e superiori, l’uomo, pur percependo regolarmente la retribuzione, per oltre 15 anni non si è mai recato al lavoro.
A quanto si apprende, per perpetrare il reato, Scumace avrebbe fatto ricorso anche a condotte estorsive, servendosi di altre persone nei confronti dei propri superiori. Stando a quanto ricostruito dalle indagini, nel 2005 “una persona molto distinta” si sarebbe introdotta senza preavviso nell’ufficio della responsabile del C.O.E.I. (persona oggi in congedo ed estranea alle indagini) e, operando velate ma inequivocabili minacce all’incolumità sua e dei suoi familiari, l'avrebbe costretta a chiudere non uno ma due occhi sulle segnalazioni disciplinari nei confronti del dipendente assenteista.
In seguito al pensionamento della responsabile minacciata, le condotte assenteistiche di Scumace sono proseguite indisturbate poiché i dirigenti subentrati (oggi tra gli indagati) non controllavano l’effettiva presenza in servizio del dipendente, permettendogli di proseguire nel suo reiterato assenteismo.
Una catena di reati
E’ stato nel luglio del 2020 che, anche attraverso l’analisi dei tabulati telefonici degli ultimi due anni dell’indagato, sono iniziati gli approfondimenti investigativi della Guardia di finanza, l’Azienda ha avviato un primo procedimento disciplinare verso l’uomo, convocando a questo fine un’apposita commissione composta dagli ulteriori soggetti indagati.
Purtroppo la commissione, anche davanti all’evidenza dell’assenteismo di Scumace, ha dichiarato impossibile avanzare un addebito disciplinare nei suoi confronti. Ecco perché i tre sono stati iscritti nel registro degli indagati per il reato di falso in atto pubblico e abuso d’ufficio. In seguito all’archiviazione del primo procedimento disciplinare, la Direzione Aziendale del nosocomio catanzarese ha promosso una seconda verifica che si è conclusa, nel mese di ottobre 2020, con il licenziamento immediato (giusta causa) del dipendente.
Redazione
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