Oggi 29 settembre è la Giornata mondiale del cuore: i dati in Italia
L'Oms lancia l'allarme: "Le malattie cardiovascolari rappresentano la principale causa di morte a livello globale: servono nuove strategie di contrasto"Oggi, 29 settembre, ricorre la Giornata mondiale del cuore. L'evento è istituito dalla World Heart Federation e nell'occasione l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha inviato un messaggio via social: "Le malattie cardiovascolari, inclusi infarti e ictus, rappresentano la principale causa di morte a livello globale, con quasi 18 milioni di vite perse ogni anno - scrive l'Oms - Proteggi il tuo cuore scegliendo uno stile di vita sano".
La prevenzione cardiovascolare
In merito alle malattie cardiovascolari le stime degli addetti ai lavori parlano di 18 milioni di decessi ogni anno, ma il trend potrebbe aumentare e raggiungere entro il 2030 quota 24 milioni di morti ogni anno. I numeri, infatti, sono di nuovo in aumento rispetto agli anni scorsi quando il trend era positivo sia sul fronte delle cardiopatie ischemiche sia su quello delle malattie cerebrovascolari.
Per gli esperti, nell'era del Covid risulta ancora più importante la prevenzione cardiovascolare: si potrebbe così recuperare il ritardo dovuto anche allo stop forzato di alcune prestazioni mediche specifiche. Vanno quindi riviste - questo è il parere dei medici - le strategie di contrasto alle patologie cardiovascolari nel post-Covid. Da questa consapevolezza nasce "Nuove strategie di prevenzione cardiovascolare nel post-pandemia: la sfida parte dal territorio", digital talk show organizzato da Novartis Italia e patrocinato da City Health Institute, che metterà al centro questi obiettivi.
I dati in Italia
In Italia le malattie cardiovascolari rappresentano la prima causa di morte: si tratta di patologie coinvolte nel 34,8% di tutti i decessi. E a peggiorare la situazione è l'assenza di prevenzione e di accesso alle cure, fattori disattesi durante la pandemia. Il primo lockdown, in particolare, ha portato a un parziale recupero dei ritardi diagnostici, pur permanendo un gap nell'accesso alle visite specialistiche e una riduzione dell'aderenza terapeutica causata anche dalla difficoltà di mantenere un contatto tra specialista e paziente.
In una analisi condotta da Sanofi con Iqvia, in collaborazione con la Fondazione Italiana per il Cuore, sono stati messi a confronto il periodo post-pandemia con il 2019. E’ emerso come a giugno 2021, le nuove diagnosi e i nuovi trattamenti dei pazienti ad alto rischio cardiovascolare hanno registrato rispettivamente +3% e +10% rispetto al periodo precedente alla crisi sanitaria. Tuttavia, rispetto al 2019 risulta elevato il divario delle richieste di visite cardiologiche (prime visite -19%, visite di controllo -29%) e dell'aderenza alla terapia (da 53% a 48%). Sulle malattie ischemiche del cuore, invece, le richieste di visita cardiologica sono inferiori rispetto al 2019 e anche l'aderenza al trattamento è passata dal 78% pre-Covid al 70%.
Redazione
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