Nuovo farmaco per l’Alzheimer in arrivo nel 2024
Le ultime novità in campo medico sulla malattia che causa la perdita progressiva della memoriaBiogen, azienda di ricerca medico scientifica, ha annunciato di star lavorando a diversi progetti per combattere l’Alzheimer. Il più importante riguarda probabilmente il nuovo farmaco Lecanemab, ovvero un anticorpo monoclonale che agisce contro la malattia riducendo le placche di beta-amiloide.
L'annuncio di Biogen
Christopher A. Viehbacher, CEO di Biogen, ha parlato dell’argomento in un’intervista rilasciata ad Adnkronos Salute: “Prevediamo che per i prossimi 25 anni Biogen sarà coinvolta in modo significativo nella ricerca di nuovi trattamenti per questa malattia, oltre a fornire la terapia attuale. L’Europa ha una popolazione più anziana rispetto alla maggior parte delle altre parti del mondo e dunque l’Alzheimer è un problema sanitario molto frequente. Biogen e molte aziende anche più grandi hanno speso decine di miliardi di dollari per trovare una terapia per questa malattia e inizialmente tutti hanno fallito. Ed è proprio a causa di questi fallimenti che la comunità neurologica ha iniziato a chiedersi se valesse la pena provare a rimuovere le placche amiloidi. I problemi da affrontare sono stati diversi: portare il farmaco al cervello che è ben protetto dalla barriera ematoencefalica; capire i pazienti giusti trattare, perché le placche stesse non causano il problema, ma creano una reazione biochimica che inizia a uccidere i neuroni. E una volta che si sono persi troppi neuroni, è molto difficile ottenere qualsiasi tipo di beneficio. Quindi le prime decisioni risentivano di queste problematiche“.
Alzheimer, la svolta del nuovo farmaco
Lecanemab è il nome del nuovo farmaco progettato contro l’Alzheimer. Viehbacher ha dichiarato in merito: “È il primo ad avere la piena approvazione negli Stati Uniti e ora dobbiamo continuare a lavorare su altre cose. Oggi sappiamo che in realtà quando si manifestano i sintomi è quasi troppo tardi e che le placche si iniziano a sviluppare 10-20 anni prima di manifestare un sintomo. Quindi abbiamo avviato uno studio, chiamato ‘Ahead’, che sta cercando di esaminare i pazienti prima che manifestino i sintomi. Crediamo in tutti questi farmaci? Sì, davvero e continueremo a lavorare su questo”. La somministrazione del nuovo farmaco dovrebbe avvenire attraverso un’iniezione sottocutanea che durante l’anno successivo dovrà essere controllata e approvata.
Redazione
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