Il tasso deterioramento crediti delle imprese scende al 2,6 per cento
Ritorno ai livelli del 2008. Qualità del credito migliore per piccole imprese, con quota prestiti deteriorati inferiore di 1,6 punti rispetto alla mediaLe condizioni del mercato del credito migliorano sul lato qualitativo: nel primo trimestre del 2018 il flusso dei nuovi crediti deteriorati delle imprese sul totale dei finanziamenti, al netto della stagionalità scende al 2,6%, migliorando il 3,4% del trimestre precedente e ritornando sui livelli precedenti allo scoppio della Grande crisi (2,5% nel I trimestre del 2008). Il tasso di deterioramento dei prestiti concessi alle famiglie è stabilizzato su un livello più basso (1,2%).
Nel primo trimestre del 2018 continua la diminuzione dell’incidenza dei crediti deteriorati sul totale dei finanziamenti sia al lordo sia al netto delle rettifiche, rispettivamente pari al 10,8% e 5,1% (erano 11,1% e 5,9% alla fine del 2017). Va ricordato che l’entrata in vigore dal 1° gennaio 2018 del nuovo principio contabile IFRS 9 ha fatto salire al primo trimestre 2018 il tasso di copertura dei crediti deteriorati al 55,4%, 4,8 punti in più del 50,6% di fine 2017. Il nuovo principio richiede il calcolo delle rettifiche sui crediti basate sulle perdite previste e non più su quelle sostenute, con effetti di riduzione del capitale di migliore qualità in rapporto alle attività ponderate per il rischio (common equity tier 1 ratio, CET1); per approfondire gli effetti del nuovo principio contabile si veda il box nel Rapporto di stabilità finanziaria di Banca d’Italia.
L’ultimo report trimestrale dell’Ufficio Studi di Confartigianato sulle tendenze del mercato del credito ha evidenziato che a maggio 2018 i prestiti alle piccole imprese segnano una “crescita zero” dopo sei anni e mezzo di trend negativo, con un persistente e profondo calo dei prestiti all’artigianato (-7,9% su base annua). In particolare viene evidenziato che la minore erogazione di credito a micro e piccole imprese si riscontra anche in condizioni di bassa rischiosità: a giugno 2017, tra le società sane, i prestiti salgono del 3,0% per le grandi imprese e dell’1,5% per le medie mentre ristagna (0,3%) per le piccole e addirittura scende del 2,5% per le micro imprese. Come hanno messo in luce analisi su basi econometriche pubblicate da Banca d’Italia, il minore credito riflette fattori di offerta connessi con una rischiosità aggiuntiva a parità di condizioni di bilancio attribuita dalle banche alle microimprese.
A tal proposito va segnalato che l’analisi dei dati recentemente pubblicati da Banca d’Italia evidenzia che a fine 2017 una piccola impresa italiana registra una quota di crediti deteriorati del 23,5%, inferiore di 2,0 punti percentuali rispetto al 25,1% della media delle imprese; nella valutazione del credito deteriorato sono considerate le sofferenze, gli incagli e i prestiti ristrutturati scaduti o sconfinanti. A livello regionale in cinque regioni, tutte del Mezzogiorno, è deteriorato oltre un terzo dei crediti alle imprese a fronte di una media del 25,1%: Sardegna con il 40,1%, Molise con il 38,2%, Calabria con il 36,9%, Campania con il 35,8% e Sicilia con il 34,4%. All’opposto quote più basse per Friuli Venezia Giulia e Piemonte (18,8%), Valle d’Aosta (13,1%) e Bolzano (8,8%).
Nel dettaglio le piccole imprese mostrano una qualità del credito migliore rispetto alla media delle imprese in quattordici regioni ed in particolare, i gap più ampi si rilevano in: Liguria con 9,3 punti percentuali in meno, Molise con 6,5 punti percentuali, Sardegna con 5,4 punti percentuali, Campania con 4,8 punti percentuali ed Emilia–Romagna con 4,7 punti percentuali.
c.s.
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