Crisi Libia, quarto fornitore energia dell’Italia, a rischio ripresa made in Italy
Nel 2018 export no energy a +15,4% dopo quattro anni in negativo. Maggiori esportazioni da Milano, Parma, Salerno, Napoli Bologna, Padova e VicenzaLa crisi libica inasprita in questi giorni e i rischi di una destabilizzazione del paese nordafricano riporta in primo piano il tema della sicurezza dell’approvvigionamento energetico e accentua i rischi sul fronte delle esportazioni, considerato che l’Italia è il primo esportatore dell’Unione Europea verso la Libia, con il 26,3% del totale UE a 28; seguono, con quote più che dimezzate, Spagna (12,9%), Grecia (10,2%), Cipro (8,3%) e Germania (7,4%). L’interscambio Italia-Libia vale, su base annua, 4.772 milioni di euro: nel dettaglio a giugno 2018 l’import degli ultimi 12 mesi dalla Libia vale 3.693 milioni di euro e l’export verso il Paese nordafricano ammonta a 1.079 milioni, con un saldo commerciale negativo per 2.615 milioni. Nel 2018 l’import è salito del 74,1% mentre l’export è sceso del 2,1%. In particolare l’energia pesa per il 88,4% dell’intero interscambio commerciale, e in particolare rappresenta il 99,2% delle importazioni – di cui il 72,2% petrolio e 16,5% gas e il rimanente 10,5% petrolio raffinato – mentre il petrolio raffinato rappresenta il 55,0% delle esportazioni. Nei primi cinque mesi del 2018 la Libia rappresenta il 4° Paese fornitore di petrolio e gas dell’Italia – era il 6° fornitore nel 2017 – dietro a Russia, Algeria e Azerbaigian e davanti a Repubblica islamica dell’Iran, Arabia Saudita, Iraq, Qatar, Kazakhstan e Nigeria. La Libia rappresenta il 9° mercato di destinazione di prodotti petroliferi raffinati con una quota del 3,9% dell’export nel Mondo.
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Il calo dell’export nei primi sei mesi del 2018 è riconducibile alla forte caduta del valore dell’export di prodotti energetici (-12,9%), mentre per i prodotti manifatturieri no energy si registra un aumento del 15,4%, ripresa che può essere compromessa dall’accentuazione della crisi libica, dopo quattro anni in cui la dinamica delle esportazioni, al netto dei prodotti energetici, ha registrato il segno negativo. L’export dei prodotti no energy rimane comunque inferiore del 71,9% ai massimi registrati nel 2010, antecedente allo scoppio della guerra libica del 2011. I prodotti non energetici maggiormente esportati in Libia sono Alimentari (9,4% dell’export totale), Macchinari e apparecchiature (8,0%), Apparecchiature elettriche e apparecchiature per uso domestico non elettriche (7,4%), Prodotti in metallo (4,5%) e Prodotti chimici (3,2%).
L’aumento dell’export non energy è sostenuto dalla crescita del 194,0% dei Prodotti in metallo, dal +66,4% delle Apparecchiature elettriche e apparecchiature per uso domestico non elettriche, dal +50,3% dei Prodotti chimici e dal +8,3% dei Macchinari mentre è in controtendenza l’Alimentare che scende del 39,1%.
Le prime dieci province determinano oltre la metà (51,7%) dell’export no energy in Libia: sulla base degli ultimi dati disponibili riferiti al primo trimestre 2018 la provincia con maggiori vendite del made in Italy in Libia è Milano (9,2% dell’export al netto dei prodotti raffinati), seguita da Parma (7,7%), Salerno (7,3%), Napoli (5,8%), Bologna (4,4%), Padova (4,3%), Vicenza (4,0%), Roma e Pesaro-Urbino (3,0%) e Firenze (2,9%).
c.s.
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