Conclusa la discussione al Senato del Ddl Zan; il decreto contro l’omotransfobia approvato già alla Camera sta solo aspettando la fine degli interventi mancanti per poter passare alla fase di approvazione successiva. Dato però che molte parti chiamate in causa hanno scelto la linea dell’ostruzionismo, sembra che
la discussione abbia buone probabilità di slittare a settembre.
Ovviamente lo scontro è sempre più acceso con il PD che difende a spada tratta il decreto legge e le opposizioni di centrodestra che invece sono ferme su posizioni più intransigenti. Prime tra tutti Giorgia Meloni, ferma oppositrice della legge che assieme a molti senatori leghisti sta facendo di tutto per far valere la propria; incluso inventare spiegazioni “fantasiose” e riflessioni poco credibili.
Però c’è anche chi cerca un tavolo di confronto, tipo Matteo Salvini che nonostante alcune personalità più intransigenti tra i suoi sostenitori, vorrebbe trovare un accordo sul Ddl Zan, cosa probabilmente molto difficile viste le posizioni del Carroccio. E sui social è botta e risposta tra le varie parti, tra chi identifica Meloni e Salvini sullo stesso piano di Orban e chi, invece, si scaglia contro il centrosinistra accusandolo di andare contro le “leggi della natura e di Dio”.
Ddl Zan, un confronto politico sempre più sterile
Ne sono state dette molte al riguardo e alcune sono talmente “povere di spirito” che fa riflettere che siano frasi pronunciate da quella che, teoricamente, dovrebbe essere l’élite di un paese. E forse qui bisogna entrare nel merito di una discussione che, addirittura, prescinde il Ddl Zan e arriva su un discorso culturale che rende evidente agli occhi di tutti le lacune e le mancanze di una classe politica che dovrebbe rappresentare una nazione intera.
E tralasciando l’ostruzionismo, la vigliaccheria, la ricerca continua di compromessi e via dicendo; il reale problema è culturale e sembra coinvolgere un ampio numero di persone che, con buona possibilità, non sanno nemmeno di cosa stanno parlando. La discussione è tremendamente ampia e complessa, ma a fronte di mancanza di basi solide, culturali e politiche, difficilmente si otterrà un qualche risultato tangibile, adesso o a settembre non ha importanza.
Stiamo parlando di un confronto politico sempre più sterile che non solo non fornisce dati a sostegno di alcuna opinione ma dimostra al paese che buona parte della classe politica agisce per partito preso e non per reale cognizione di causa; cosa che molto probabilmente è peggio di essere contrario a leggi di civiltà come questa.