Nonostante le violente manifestazioni temporalesche che a macchia di leopardo hanno colpito la Penisola, il caldo anomalo di questi giorni lungo lo Stivale segna un 2018 si classifica fino ad ora come l’anno più caldo di sempre in Europa dove le temperature sono risultate superiori di 1,86 gradi alla media storica (1910-2000). È quanto emerge dalle elaborazioni Coldiretti relativa ai primi nove mesi dell’anno sulla base della banca dati Noaa, il National Climatic Data Centre dai quali si evidenzia peraltro che a livello planetario il 2018 si colloca al quarto posto tra gli anni più bollenti facendo registrare una temperatura media sulla superficie della Terra e degli oceani, addirittura superiore di 0,77 gradi rispetto alla media del ventesimo secolo.
La tendenza al surriscaldamento – sottolinea la Coldiretti – è evidente anche in Italia dove non si sono mai registrate temperature così elevate dal 1800 con valori superiori di 1,53 gradi la media storica. E l’anomalia – precisa la Coldiretti – è stata ancora più eclatante a settembre che ha fatto registrare temperature superiori di ben 1,82 gradi e precipitazioni inferiori del 61% la media storica di riferimento (1971-2000). Ora le condizioni metereologiche quasi estive nel pieno dell’autunno, la cosiddetta ottobrata, non sono – continua la Coldiretti – un fenomeno raro ma quest’anno si inseriscono in una quadro generale che conferma la tendenza al cambiamento climatico. La classifica degli anni interi più caldi da oltre due secoli si concentra infatti nell’ultimo periodo e comprende nell’ordine – precisa la Coldiretti – anche il 2015, il 2014, il 2003, il 2016, il 2007, il 2017, il 2012, il 2001 e poi il 1994.
Un processo che è accompagnato da una progressiva tropicalizzazione del clima con il moltiplicarsi di eventi estremi che hanno provocato solo quest’’anno fino ad ora danni per 600 milioni di euro all’agricoltura secondo la Coldiretti. Ma il conto rischia di essere ancora più salato con l’ultima ondata di maltempo in Sardegna che ha già subito perdite in agricoltura per 5 milioni di euro dalla recente alluvione secondo la Coldiretti.
Gli effetti del clima tropicale – sostiene la Coldiretti – sono visibili sull’ambiente, non cadono le foglie dalle piante che per il caldo non sono entrate nella fase di riposo vegetativo caratteristico della stagione ma in giro ci sono ancora mosche e zanzare a testimoniare un autunno pazzo, con temperature ben al di sopra delle medie. Nelle case e nelle campagne è in atto una vera invasione di sciami di cimici che si stanno moltiplicando nel nord Italia costringendo nei centri abitati i cittadini a barricarsi in casa con porte e finestre chiuse mentre nelle campagne si contano i danni provocati da questi insetti insaziabili che stanno colpendo soia, mais, pere, mele, pesche e kiwi con danni fino al 40% dei raccolti nei terreni colpiti.
A preoccupare in questa fase – continua la Coldiretti – è anche l’eventuale brusco arrivo del maltempo con un forte abbassamento delle temperature che troverebbe le piante impreparate a difendersi con un conto ancora più salato per le campagne.
L’agricoltura è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici ma è anche il settore più impegnato per contrastarli” afferma il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “i cambiamenti climatici impongono una nuova sfida per le imprese agricole che devono interpretare le novità segnalate dalla meteorologia e gli effetti sui cicli delle colture, sulla gestione delle acque e sulla sicurezza del territorio.