Dopo un anno e mezzo di custodia cautelare in carcere si tiene oggi presso un tribunale di Mansura la prima udienza del processo a carico di Patrick Zaki, lo studente egiziano dell'Università di Bologna in carcere in Egitto da 18 mesi. Sono state le ong egiziane a spiegare che "il rinvio a giudizio è con l'accusa di diffusione di notizie false dentro e fuori il Paese". L'accusa si basa su un articolo scritto da Patrick nel 2019 sui cristiani in Egitto, a suo dire perseguitati anche se la circostanza sarebbe controversa.

 

Amnesty International intervenuta sul caso di Patrick Zaki ha parlato di cosa rischia lo studente: il tribunale di Mansura per il 30enne ricercatore potrebbe prevedere una multa o una pena fino a cinque anni di carcere. "Trattandosi di una corte della Sicurezza dello Stato per i reati minori, la sentenza sarà inappellabile - afferma la Ong - Come avvenuto in tutte le udienze per il rinnovo della custodia cautelare, è data per certa al presenza a Mansura di un rappresentante diplomatico italiano nell'ambito di un monitoraggio processuale Ue. La Corte è la Seconda della città sul delta del Nilo dove Patrick è nato e cresciuto e dove fu incarcerato per quasi un mese l'anno scorso all'inizio della detenzione cautelare".

 

Al momento non si conosce il numero delle udienze che Patrick dovrà affrontare. Dalle informazioni diramate da dieci ong e da Amnesty sembra che le accuse più gravi, quelle di istigazione al rovesciamento dello Stato e al terrorismo che erano basate su dieci post di un account Facebook, siano cadute.

 

Su questa vicenda "dobbiamo continuare a tenere i fari accessi". Con queste parole il sindaco di Bologna, Virginio Merola, commenta la vicenda legata allo studente di 30 anni che lo scorso 16 giugno ha trascorso il compleanno in carcere. "Una città che scende in piazza per Zaki è una città che non cambierei con nessuna al mondo".