Gli agenti della Squadre mobili di Trapani e Palermo, coordinati dal Servizio centrale operativo, hanno scoperto, nel trapanese, un arsenale riconducibile alla mafia.
Armi e munizioni, tutte perfettamente conservate ed efficienti, sono state trovate nelle campagne di Paceco, nascoste sotto il pavimento di un casolare diroccato. I poliziotti hanno sequestrato quattro fucili d'assalto Kalashnikov con caricatori e relativo munizionamento, due pistole revolver calibro 38, un fucile a pompa, un fucile da caccia calibro 12, un fucile mitragliatore Mab 38, un fucile mitragliatore Mp 40 e numerose munizioni.
Le armi sequestrate saranno sottoposte agli esami tecnici della Polizia scientifica per verificare se, in passato, sono state utilizzate per compiere reati. Dopo gli arresti eclatanti dei due latitanti di mafia, portati a termine nei giorni scorsi, gli agenti delle Squadre mobili di Trapani e Palermo hanno assestato un ulteriore colpo alle cosche mafiose.
Il primo è stato Vito Marino, arrestato il primo ottobre in un ovile nelle campagne di Vita, in provincia di Trapani. Il 52enne è figlio di Girolamo, ucciso nel 1986 dal boss di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro. L’uomo è stato condannato in via definitiva per aver ucciso il 28 agosto del 2006, nella loro villetta a Brescia, l’intera famiglia Cottarelli, padre, madre e figlio diciassettenne.
Il secondo latitante preso dai poliziotti siciliani è Vito Bigione, scovato e catturato il 4 ottobre nella città romena di Oradea, nella provincia di Timisoara; gli agenti lo hanno trovato al termine di una caccia all’uomo durata 40 giorni, iniziata subito dopo l’emissione di un mandato di cattura internazionale da parte della procura generale di Reggio Calabria in seguito alla sentenza della Corte di Cassazione del 4 luglio scorso. Il 66enne era stato condannato in via definitiva a 15 anni di reclusione per associazione finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti.