Italia - Sara Pedri, possibile svolta sul giallo della dottoressa: c'è un corpo nel lago

I cani molecolari hanno fiutato vestiti sul parapetto del lago di Santa Giustina: 5 ginecologhe sporgono denuncia, ispettori nell’ospedale dove lavorava la 31enne

Redazione 06/07/2021 09:54

Potrebbe esserci una svolta sul giallo della scomparsa di Sara Pedri, la ginecologa di 31 anni di Forlì di cui non si hanno più notizie dal 4 marzo scorso dopo il trasferimento dall'ospedale Santa Chiara di Trento: la donna sarebbe stata vittima di mobbing. I cani molecolari hanno fiutato un corpo in fondo al lago di Santa Giustina, in Trentino, e vestiti sul parapetto. Sono in atto le perlustrazioni da parte dei carabinieri della compagnia di Cles, che a causa della scarsa visibilità risultano complesse. 
 
L’ospedale Santa Chiara di Trento nel mirino degli ispettori
Dal ministero della Salute, intanto, in seguito alle accuse delle colleghe di Sara Pedri che hanno denunciato le “pesanti” condizioni lavorative nel reparto di ginecologia e ostetricia, arrivano oggi gli ispettori che dovranno verificare le condizioni ambientali del luogo di lavoro e quello di Cles da cui la dottoressa si era dimessa 24 ore prima di scomparire nel nulla.
 
Le perlustrazioni nel lago e il burrone
Le ricerche verso il lago di Santa Giustina si erano concentrate già a fine marzo quando era stata ritrovata l’auto della 31enne nel parcheggio di un vecchio hotel. La vettura si trovava in fondo al piazzale nei pressi del torrente Noce, ma non si esclude che i cani molecolari possano essere stati attirati dall’odore nel fondale di corpi di persone che in passato si sono suicidate. All’interno dell’auto gli investigatori avevano ritrovato il portafogli e il cellulare della donna. 
Nello specifico, i cani molecolari si sono fermati in una zona dove c’è un dirupo profondo circa 50 metri. Ecco perché al vaglio degli inquirenti ci sarebbe anche l’ipotesi di un gesto estremo. In quell’area e da quel ponte negli anni scorsi ci sono stati casi di suicidio. 
 
La denuncia delle ginecologhe
E intanto, dopo l’avvio delle indagini della commissione di inchiesta interna, il primario di ginecologia e ostetricia del nosocomio di Santa Chiara a Trento, Saverio Tateo, è tornato in servizio dopo un periodo di ferie. Cinque ginecologhe in servizio nel reparto dell’ospedale attraverso i loro avvocati hanno scritto all’Ordine dei medici e all’Asl rilevando l’incompatibilità ambientale del medico sul luogo di lavoro. Come riporta il Corriere del Trentino, le 5 dottoresse intendono avviare un'azione legale. "L'intenzione delle nostre assistite non era certo quella di screditare l'Azienda sanitaria, il loro datore di lavoro, verso il qualche hanno sempre avuto rispetto garantendo massimo impegno e dedizione - affermano i legali - ma di spiegare la condizione di sofferenza e prostrazione che vivevano, che non era solo di chi se n'era andato (almeno 11 gli operatori che hanno abbandonato nel solo 2019), di chi non c'era più in quel reparto. Ma anche di chi ci resta".
 

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