Erano collegati a un network criminale operante all’estero che alimentava i loro traffici di esseri umani le tre persone di origine nigeriana arrestate dagli agenti della Squadra mobile di Reggio Emilia al termine dell’operazione “Ruthless” (in inglese “spietati”).
Si tratta di un uomo e una donna, marito e moglie, e di un loro complice, finiti in manette perché accusati di far arrivare illegalmente loro connazionali nel nostro Paese, alcune anche minorenni, per poi avviarle alla prostituzione nelle strade. Durante le fasi finali dell’indagine i poliziotti hanno liberato dalla “schiavitù” una ragazzina appena 17enne.
Le giovani vittime venivano soggiogate utilizzando riti Voodoo, pratiche pseudo religiose molto diffuse nella cultura nigeriana.
L’attività investigativa ha permesso di individuare anche le rotte interne africane che le ragazze dovevano percorrere, senza pietà, per arrivare fino alle coste dove poi si sarebbero imbarcate; quasi mille chilometri tra deserti inaccessibili e confini pericolosi, dove non era difficile imbattersi nei cadaveri di coloro che non erano riusciti a concludere il viaggio.
La terza persona arrestata, oltre a collaborare con la coppia per favorire l’ingresso illegale delle ragazze, era anche impegnata nell’attività di spaccio di stupefacenti.
Drammatiche alcune intercettazioni in cui si parla di cadaveri nel deserto: “Il giorno che siete partiti, nessuna macchina è riuscita ad attraversare? (il riferimento è al confine con la Libia, ndr)”; la risposta : “alcuni sono riusciti ad arrivare in Libia, ma poi li hanno rimandati indietro. Il nostro autista era ubriaco ed avevamo tutti paura… lui era ubriaco, poi ci siamo fermati e lui è uscito dalla macchina ed è andato più avanti a fare le foto ai cadaveri per strada“.