Quanto accaduto nel carcere di Santa Maria Capua Vetere è
“un tradimento alla Costituzione”. E’ dura la posizione della
ministra della Giustizia, Marta Cartabia, nel commentare
il video dei pestaggi avvenuti nella casa circondariale del Casertano ai danni dei detenuti il 6 aprile del 2020. Per Cartabia quelle violenze rappresentano “un’offesa e un oltraggio alla dignità della persona dei detenuti e anche a quella divisa che ogni donna e ogni uomo della polizia penitenziaria deve portare con onore, per il difficile, fondamentale e delicato compito che è chiamato a svolgere".
Il provvedimento per i 52 indagati
Sarà compito dell'Autorità giudiziaria accertare i fatti, ma intanto la Guardasigilli ha immediatamente “disposto le sospensioni di tutti i 52 indagati raggiunti da misure di vario tipo. Il Dap sta valutando ulteriori provvedimenti anche nei confronti di altri indagati, non destinatari di iniziative cautelari - spiega - e ha disposto altresì un'ispezione straordinaria nell'Istituto del Casertano, confidando nel pronto nulla osta dell'Autorità giudiziaria".
Cartabia ha chiesto anche approfondimenti sulla catena di informazioni e responsabilità, a tutti i livelli, che hanno consentito “la mattanza” nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, nonché un report dettagliato anche su altri istituti penitenziari. In programma c’è un incontro con gli 11 provveditori regionali dell'Amministrazione penitenziaria.
Il racconto di un ex detenuto: "Mi hanno ucciso di mazzate”
"Non lo scorderò mai. Mi hanno ucciso di mazzate, dal primo piano al seminterrato sono sceso con calci, pugni e manganellate". Dopo oltre un anno da quelle violenze, le ferite sono ancora aperte per un ex detenuto che ha raccontato la sua testimonianza. Il video choc pubblicato in esclusiva dal quotidiano "Domani" mostra i calci, i pugni e le manganellate a cui venivano sottoposti i reclusi, costretti a inginocchiarsi con le mani sulla testa e la faccia verso il muro.
Sono 52 gli agenti della penitenziaria a cui sono state notificate dai carabinieri le misure cautelari emesse dal Gip, su richiesta della Procura: dovranno rispondere dei reati di tortura, maltrattamenti, depistaggio e falso. Otto sono finiti in cella e 18 agli arresti domiciliari, mentre altri 23, tra cui il provveditore regionale alle carceri Antonio Fullone, sono reduci dalla sospensione dal lavoro.
La testimonianza dell’ex detenuto in carrozzina
E' agghiacciante la ricostruzione di un ex detenuto del settore "Nilo" costretto sulla sedia a rotelle: "Non posso ripensarci, vado al manicomio. Secondo me erano drogati, erano tutti con i manganelli, anche la direttrice". Rivelazioni, quelle di Vincenzo Cacace, oggi un uomo libero, che confermano la natura delle violenze subite il 6 aprile del 2020. "Ci hanno massacrato, hanno ammazzato un ragazzo. Hanno abusato di un detenuto con un manganello. Mi hanno distrutto: mentalmente mi hanno ucciso - afferma Cacace - Volevano farci perdere la dignità, ma l’abbiamo mantenuta perché sono loro i malavitosi che vogliono comandare in carcere. Noi dobbiamo pagare, è giusto, ma non dobbiamo pagare con la nostra vita: voglio denunciarli per i danni morali".