Davide Astori con ogni probabilità poteva essere salvato. Per la morte del capitano della Fiorentina, stroncato da un infarto il 4 marzo del 2018 mentre si trovava nella sua stanza d'albergo a Udine in ritiro con la squadra, il tribunale di Firenze con rito abbreviato ha condannato a un anno di carcere Giorgio Galanti, ex direttore della Medicina sportiva dell'ospedale di Careggi. L'accusa è di omicidio colposo. Il medico sportivo è l'unico imputato nel processo per la morte del difensore viola. Al 71enne di Prato, che nel 2018 era direttore sanitario del Centro di riferimento di medicina dello sport dell' Azienda ospedaliera universitaria di Careggi, la procura di Firenze aveva contestato di aver rilasciato al calciatore due certificati di idoneità alla pratica sportiva - nel luglio 2016 e nel luglio 2017 - sebbene fossero emerse aritmie cardiache durante le prove di sforzo. "Anomalie" che, secondo i periti incaricati dalla procura, sarebbero dovute essere oggetto di approfondimento da parte dei sanitari. Ulteriori accertamenti, infatti, avrebbero potuto escludere una cardiopatia organica o una sindrome aritmogena. La malattia, dunque, diagnosticata in una fase iniziale, avrebbe consentito di interrompere l'attività agonistica di Davide Astori e, attraverso l'uso di appositi farmaci, di far decelerare malattia prevenendo "aritmie ventricolari maligne". Ne è convinta l'accusa: il compianto capitano della Fiorentina morì perché non fu diagnosticata una cardiomiopatia aritmogena diventricolare. Sull'esito della sentenza il legale dell'imputato, l'avvocato Sigfrido Fenyes, fa sapere: "Il professor Galanti è sconcertato, ritiene di aver operato sempre al meglio. Sono stupito anch'io. Aspettiamo di leggere le motivazioni e poi impugneremo la sentenza".
La reazione della famiglia e della compagna Francesca Fioretti
A commentare la sentenza del tribunale di Firenze anche l'avvocato dei familiari di Astori, Alessandro Zonca: "Quella perizia ci aveva fatto male ma ora è stata ristabilita una giustizia. Il dolore resta però tanto per il pensiero che Davide, se non ci fossero stati questi errori, avrebbe potuto essere qua". E sull'esito della sentenza si dice "felice e orgogliosa" Francesca Fioretti, compagna del capitano viola: "Finalmente è stata fatta giustizia a Davide, anche se sono molto dispiaciuta perché a oggi poteva essere qui con noi". Poi l'augurio che "questa sentenza possa servire in futuro a salvare anche una sola vita umana".