Sono undici gli immobili sequestrati dagli agenti della Divisione anticrimine di Milano a un imprenditore di origine calabrese, condannato con sentenza definitiva per associazione mafiosa in quanto affiliato alla cosca di ’Ndrangheta di Giussano in provincia di Monza e Brianza, con collegamenti alla cosca Gallace-Ruga, attiva nella provincia di Catanzaro.
Oltre agli immobili, dieci dei quali si trovano a Milano e uno a Catanzaro, sono stati sequestrati anche due conti correnti e una società immobiliare, per un valore complessivo di circa 2 milioni di euro, nonché due polizze assicurative per un valore di circa 20mila euro. Durante l’esecuzione del sequestro gli agenti hanno trovato anche 60mila euro in contanti all’interno di una cassetta di sicurezza di una banca. L’uomo aveva il compito di custodire le armi della cosca, anche da guerra come bombe a mano, mitragliatrici Uzi e Ak 47 Kalashnikov, e nel corso degli anni ha accumulato in Lombardia un rilevante patrimonio di immobili, gestendo una società immobiliare. Nella “scala sociale” della ’Ndrangheta l’imprenditore aveva raggiunto il grado di “camorrista”, che rappresenta un affiliato di particolare importanza arrivato a quel livello dopo un tirocinio come “picciotto”, rispetto al quale svolge funzioni superiori.
Dalle indagini è emerso anche che il mafioso aveva mantenuto i contatti con i familiari degli affiliati arrestati, sostenendo con denaro le loro famiglie, procurandogli avvocati di fiducia e provvedendo al loro pagamento. Infine organizzava, in luoghi nella propria disponibilità, quali un capannone ubicato a Zelo Surrigone (Milano), oppure in una cascina nella disponibilità del fratello, riunioni e summit nel corso dei quali si stabilivano strategie in merito alla vita della locale cosca. Gli accertamenti patrimoniali svolti sul conto dell’uomo dall’Ufficio misure di prevenzione della Divisione anticrimine hanno consentito di ricondurre alla sua disponibilità numerosi immobili, la maggior parte dei quali intestata a familiari o a società gestite da questi ultimi; è stato inoltre dimostrato che i redditi dichiarati dall’imprenditore e dal suo nucleo familiare, appena sufficienti al loro sostentamento, hanno in realtà un valore sproporzionato rispetto al valore dei beni.