La ONG Open Arms ha pubblicato su Twitter le fotografie di alcuni corpi senza vita su una spiaggia. I cadaveri sono stato fotografati in Libia mentre le autorità locali non si interessano della cosa e li hanno abbandonati sul bagnasciuga per diversi giorni. La denuncia della ONG arriva dai social ed ha subito avuto risonanza internazionale, al punto che i militari libici hanno dovuto provvedere alla sepoltura nel cimitero di Abu Qamash, a ovest di Zuwara.
Le dichiarazioni di Open Arms colpiscono duramente l’Europa, accusata di aver fatto morire queste persone senza aver fatto nulla, incuranti delle difficoltà che ogni giorno chi scappa dalla Libia incontra sul suo cammino. E attacca duramente anche i governi, accusati di aver negoziato con i libici “in cambio di qualche barile di petrolio in più e qualche migrante in meno”.
La crisi dei migranti è una piaga che colpisce duramente l’Europa e il mondo intero. Queste persone in fuga dalla loro terra straziata e martirizzata vengono abbandonate a se stessi. Se saranno fortunati arriveranno in Italia e poi, forse, verranno ricollocati nei centri di accoglienza. Nel peggiore dei casi finiranno affogati nel Mediterraneo e i loro corpi verranno ritrovati giorni dopo arenati su qualche spiaggia. E dal canto loro le ONG come la Open Arms non possono far altro che operare senza sosta nel Mediterraneo ma, con i pochi mezzi a disposizione, non possono purtroppo salvare tutti.
La ricostruzione del naufragio
Intanto le autorità stanno indagando sul ritrovamento dei cadaveri in libra. Sono immagini drammatiche che segnano profondamente l’Europa e le Nazioni Unite. Si cerca di capire di quale naufragio si tratti; se è uno di quelli annunciati dai media o se i corpi portati dal mare sono stati vittima di qualche tragedia di cui nessuno ha saputo nulla.
Nelle scorse settimana a Lampedusa sono arrivati oltre 2000 migranti in pochi giorni e sono decine le imbarcazioni che partono ogni giorno dalla Libira. Molte di queste non arrivano a destinazione.E nelle scorse settimane sono stati tantissimi i naufragi a largo delle coste libiche, al punto che quasi le autorità hanno perso i conti dei morti in mare; per questo il macabro ritrovamento è tutt’altro che facile da identificare, quantomeno per dare un nome alle vittime e dare loro una degna sepoltura e un posto dove possano riposare vicino ai propri cari.
La situazione nel Mediterraneo è critica e le ONG che operano nelle sue acque hanno come unico scopo quello di salvare vite. Non sempre è possibile e in un percorso così vasto non è nemmeno possibile tenere traccia delle partenze e degli incidenti che, molto spesso, avvengono senza che nessuno se ne accorga.
L’appello di tutto è verso l’Europa e verso i Governi europei che possano in qualche modo esprimersi al riguardo e cercare di trovare soluzioni diplomatiche e umane a questo problema che ha assunto dimensioni gigantesche e costa ogni anno migliaia di vite in mare.