Il caso di Ilaria Salis, l'insegnante 39enne detenuta a Budapest da quasi un anno, ha suscitato un'ondata di indignazione e preoccupazione a livello internazionale. La sua comparsa davanti ai giudici in catene, con le manette ai polsi e alle caviglie, ha sollevato interrogativi sulla legalità e il rispetto dei diritti umani nel sistema giudiziario ungherese.
Iliaria Salis in catene in Ungheria
Ilaria Salis, descritta come una donna dal sorriso sereno e l'aspetto ordinario, è stata presentata in aula con un'impressionante scorta di agenti di custodia in tenuta mimetica antisommossa, come se fosse una pericolosa criminale. Questa immagine contrasta fortemente con la percezione iniziale di tranquillità e normalità che il suo volto trasmetteva. Il processo a cui è sottoposta Salis è iniziato a seguito del suo arresto durante una contromanifestazione a Budapest contro un raduno di neonazisti provenienti da tutta Europa. È accusata di aver aggredito due estremisti di destra, reato per il quale rischia fino a 24 anni di carcere secondo la legge ungherese. Le condizioni detentive di Salis sono state denunciate come "degradanti" e in alcuni periodi addirittura assimilabili alla tortura. Tuttavia la sua difesa ha respinto un'offerta di patteggiamento che avrebbe evitato il processo, ribadendo la sua innocenza. Nel corso della prima udienza, Salis ha contestato la mancata traduzione degli atti di indagine e la mancata visione delle immagini della videosorveglianza usate come prove contro di lei. Queste controversie processuali hanno portato al rinvio dell'udienza a maggio.
Ilaria Salis, la denuncia degli avvocati
L'indignazione per l'immagine di Salis in catene è stata condivisa anche dai suoi avvocati, che hanno denunciato una grave violazione della normativa europea. Mentre uno dei suoi coimputati tedeschi ha ammesso le accuse ed è stato condannato a tre anni di carcere, la situazione di Salis rimane ancora incerta. Il padre e altri attivisti stanno lottando per riportarla in Italia e garantirle un processo equo e dignitoso. Per la donna la battaglia legale è quindi appena iniziata, sia dentro che fuori dal palazzo di giustizia di Budapest. Il caso sta sollevando comunque importanti questioni sulla giustizia e i diritti umani in Ungheria, richiedendo un'attenzione internazionale e una risposta decisa per garantire il rispetto dei suoi diritti fondamentali e un processo equo.