Il carcere di Montorio, a Verona, si trova al centro di una controversia sollevata dall'associazione Sbarre di Zucchero in seguito a tre suicidi passati inosservati dietro le sbarre. La situazione nel penitenziario, come in molti altri in Italia, è caratterizzata da sovraffollamento e carenza cronica di agenti di polizia penitenziaria. Tuttavia, l'attenzione si è concentrata su Filippo Turetta, 22 anni, detenuto nel carcere veronese, accusato di aver sequestrato e ucciso l'ex fidanzata Giulia Cecchettin lo scorso novembre.
Turetta privilegiato in carcere: l'accusa
L'associazione ha denunciato la presenza di Turetta come "privilegiata" e "ingombrante" rispetto agli altri 490 carcerati che affrontano condizioni di vita al limite della dignità umana. La sua permanenza sembra contraddistinta da un trattamento differenziato, con la possibilità di giocare alla Playstation mentre altri detenuti affrontano una realtà carceraria più difficile. La lettera aperta dei carcerati, tuttavia, ha smentito favoritismi nei confronti di Turetta, sostenendo che la popolazione carceraria non avrebbe accettato agevolazioni a suo favore. Dall'interno del carcere, la direttrice ha ribadito che il 22enne non riceve "trattamenti di favore", ma ha accesso alla Playstation poiché si trova in infermeria. Sbarre di Zucchero ha evidenziato la disparità di trattamento, sottolineando che in un contesto dove mancano occasioni lavorative, assistenza medica e docce, una sezione del carcere ha addirittura una console per videogiochi. La situazione, descritta come "disperata", porta l'associazione a chiedere una riflessione sulla presenza di privilegi e sulla loro distribuzione equa tra i detenuti.
Il futuro di Turetta in carcere
Turetta, nel frattempo,
rimane nella sezione infermeria sotto osservazione e non è in isolamento per prevenire atti di autolesionismo. Sebbene abbia trascorso due mesi dall'omicidio, è ancora in attesa di una valutazione finale per essere trasferito in una sezione normale, segnando l'inizio della sua "
vera vita da detenuto", secondo la direzione del carcere. La questione sollevata dall'associazione mette in luce le sfide e le disuguaglianze all'interno del sistema carcerario italiano, alimentando il dibattito sulla necessità di riforme per garantire trattamenti più equi e dignitosi per tutti i detenuti.