È emersa una nuova vicenda legata a presunti casi di beneficienza ingannevole che coinvolge Chiara Ferragni. La rivelazione è stata fatta dal quotidiano La Verità, il quale ha svelato che gli investigatori hanno ora sotto esame la bambola famosa della famosa imprenditrice digitale e fashion influencer, parte della collezione Trudi – Limited Edition.
Chiara Ferragni, nuovo caso per la bambola Trudi
Secondo quanto dichiarato dall'imprenditrice sui suoi canali social, i profitti derivanti dalla vendita di questa particolare bambola sarebbero stati destinati a "
Stomp out bullying", un'organizzazione no profit impegnata nella lotta contro il
cyberbullismo, un tema profondamente caro a
Chiara Ferragni. Questa nuova indagine si aggiunge ad altri casi già noti,
come quello del pandoro Pink Christmas prodotto dalla Balocco e delle
uova di Pasqua realizzate da
Dolci Preziosi. Sembrerebbe che gli inquirenti stiano esaminando tutti i contratti in cui compare la parola "beneficenza" al fine di verificare la reale destinazione dei proventi. Il procuratore aggiunto di Milano,
Eugenio Fusco, è in attesa degli esiti delle analisi condotte dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza e dall'
Antitrust che ha già sanzionato Chiara Ferragni e la Balocco per il caso pandoro. I risultati dovrebbero essere disponibili la prossima settimana.
Chiara Ferragni, lo sviluppo delle indagini
Un incontro tra il pubblico ministero e gli investigatori è previsto per oggi, lunedì 8 gennaio, al fine di fare il punto sulla situazione. Durante l'incontro si discuterà del tipo di reato contestato, con la possibilità che si opti per l'accusa di frode in commercio, e si valuterà l'eventuale iscrizione nel registro degli indagati. Per quanto riguarda la bambola Trudi, la società Tbs crew Srl, controllata da Chiara Ferragni, ha precisato che i ricavi derivanti dalle vendite sono stati effettivamente devoluti all'associazione Stomp Out Bullying nel luglio 2019, netti delle commissioni di vendita pagate alla piattaforma esterna che gestiva l'e-commerce The Blonde Salad. Resta quindi da chiarire se questa spiegazione sarà sufficiente a dissipare le accuse e a dimostrare la trasparenza delle operazioni benefiche.