Italia - Caso Yara Gambirasio, Bossetti continua a dichiararsi innocente

Massimo Bossetti dal carcere continua a dichiararsi innocente, l'avvocato Salvagni: "chiesto l'accesso ai reperti"

Fonte: Pixabay

Redazione 21/06/2021 11:28

Massimo Bossetti, condannato all’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio, continua a sostenersi innocente e a chiedere la riapertura delle indagini per la sua famiglia e per quella della ragazza uccisa brutalmente.
 
In una recente intervista a “Crimini e Criminologia”, il legale di Bossetti, Claudio Salvagni, ha detto di aver trovato il suo assistito molto provato. Il carcere duro, ha continuato, è molto più difficile se scontato da innocente; ed è per questo che Bossetti è costantemente controllato dagli operatori penitenziari per evitare qualche insano gesto. Eppure nonostante le prove e i processi l’uomo continua a dichiararsi innocente e, anche se la Corte d’Assise di Bergamo ha negato ulteriormente l’accesso ai reperti, non rinuncia a lottare assieme ai suoi legali che lo assistono per ogni necessità.
 
Ed è già stato presentato un ulteriori ricorso in Cassazione perché è un diritto di tutti, incluso Massimo Bossetti, poter accedere ai reperti sull’omicidio di Yara Gambirasio ed esaminarli. E il legale non usa mezzi termini nel definire il divieto della Corte di Bergamo come una palese violazione dei principi fondamentali del diritto. 
Il delitto di Yara Gambirasio
Era novembre del 2010 quando Yara Gambirasio, all’epoca 13enne, scomparve dopo gli allenamenti di ginnastica ritmica, nel centro sportivo di Brembate di Sopra. La ragazza sarebbe dovuta uscire dagli allenamenti alle 18:40 per poi tornare a casa. Ma da quel momento se ne perdono le tracce. Pochi minuti dopo il suo cellulare aggancia le celle di alcuni paesi a pochi chilometri da Brembate di Sopra e dopo di che il segnale sparisce.
 
Partono le ricerche e si teme subito il peggio. Qualche settimana più tardi viene fermato Mohammed Fikri, operaio marocchino a causa di una errata traduzione di una conversazione telefonica. L’uomo risulterà completamente estraneo ai fatti. 
 
Dopo tre mesi dalla scomparsa di Yara, il suo corpo verrà ritrovato in maniera quasi casuale in un campo a Chignolo d’Isola a circa 10km dal paese della ragazza. L’autopsia rileverà molti colpi di spranga sul corpo; un trauma cranico; una profonda ferita sul collo e molte ferite da arma da taglio su tutto il corpo. Sulla giovane vittima, però, non appaio segni di violenza sessuale.
 
Il 16 giugno del 2014 viene arrestato Massimo Giuseppe Bossetti, muratore di Mapelli, incensurato. Il suo DNA è risultato sovrapponibile con quello trovato sugli indumenti intimi di Yara e appartenente a “Ignoto 1”. Dopo indagini e ricerche sui database delle Forze dell’Ordine, si arriva a Bossetti che si è sempre dichiarato innocente. A niente serviranno le dichiarazioni della moglie e della gemella dell’uomo. Successivamente si parlò anche di una pista malavitosa, legata allo spaccio di droga in alcuni cantieri della zona; ipotesi che avrebbe coinvolto anche il padre della giovane vittima che avrebbe testimoniato al riguardo. La pista non è mai stata battuta concretamente e l’unico indiziato principale rimane Bossetti, in carcere ormai dal 2014.
 

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