La Corte Suprema dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo ha condannato l’Italia, per aver calpestato e violato i diritti e la vita intima della donna vittima di stupro. La sentenza si riferisce al caso Fortezza Da Basso del 2008, anno in cui una donna fu vittima di stupro di gruppo; su questa vicenda, nel 2015 la Corte d’Appello di Firenze assolse i 7 uomini accusati. A ricorrere alla Corte di Strasburgo è stata la stessa vittima, che ha chiesto alla Corte Suprema dei Diritti dell’Uomo di rivedere e valutare il contenuto della sentenza emessa nel 2015, che secondo la donna ha violato la sua vita privata, discriminandola in quanto donna.
La sentenza della Corte di Strasburgo
Il caso Fortezza Da Basso coinvolse una giovane donna di 22 anni, che denunciò di essere stata stuprata il 26 luglio del 2008 all’interno di una macchina parcheggiata fuori dalla Fortezza da Basso, a Firenze. Dopo il ricorso, la Corte Suprema di Strasburgo si è espressa dando pienamente ragione alla vittima, alla quale spetta ora un risarcimento di circa 12 mila euro per danni morali.
Nello specifico, la Corte Suprema ha sottolineato come la sentenza definitiva sia stata influenzata da stereotipi sessisti e, in più, non ha tutelato affatto i diritti della vittima che denunciò l’abuso. Inoltre, secondo Strasburgo la Corte d’Appello italiana non ha rispettato l’articolo 8 della Convenzione europea sui diritti umani, che prevede il diritto al rispetto della vita privata e familiare. Secondo quanto riportato, infatti, il linguaggio usato durante la sentenza era pieno di “pregiudizi sul ruolo delle donne esistenti nella società italiana”.