Caso Eitan: mentre la zia Aya è arrivata in Israele, spunta il nome di un terzo indagato: è l’israeliano che ha guidato l’auto per il rapimento.
Gli zii paterni hanno incontrato il piccolo e parlano di “lavaggio del cervello”.
Gli ultimi sviluppi
Nonno, conducente e bambino erano stati fermati al confine italo-svizzero per un controllo e successivamente identificati dalla polizia svizzera vicino all’aeroporto di Lugano, dove Peleg ed Eitan - unico sopravvissuto alla tragedia del Mottarone – salivano poi su un volo privato con destinazione Israele.
Attualmente il bambino si trova insieme alla famiglia di origine materna proprio in Israele. Intanto la zia Aya Biran è arrivata in Israele, e l'altro zio paterno, Hagai Biran, insieme alla moglie ha incontrato il nipotino a Tel Aviv a casa del nonno materno, Shmuel Peleg.
Gli zii si sono mostrati preoccupati per lo stato psicologico del bambino e gli avvocati della famiglia Biran hanno riferito che: “Presenta chiari segni di istigazione e di lavaggio del cervello”.
La zia di Eitan, Aya Biran è già in Israele
Nirko, il marito di Aya ha dichiarato: "Mia moglie Aya è già in Israele".
"Vi confermo che mia moglie Aya è già in Israele": è quanto ha detto Or Nirko, zio paterno di Eitan, unico sopravvissuto nella strage del Mottarone, in un messaggio inviato ai giornalisti che sono davanti alla sua abitazione a Travacò Siccomario, in provincia di Pavia. L’obiettivo della signora Biran-Nirko è di riportare Eitan a casa, in Italia e questo possibilmente in modo pacifico e senza ritardi.
Questa circostanza è stata confermata in Israele dal portavoce Eytan Har-Or che ha confermato anche l'arrivo della zia affidataria della tutela di Eitan. La signora - ha aggiunto - è "accompagnata da funzionari diplomatici", Aya Biran-Birko ora dovrà affrontare la quarantena legale prevista per il covid.
Secondo l'edizione online del quotidiano Maariv, la donna sarebbe "turbata dalle notizie sulle sue condizioni psicologiche" del nipote.
I fatti per come si sono svolti potrebbero aver causato conseguenze nel bambino: il piccolo Eitan, l'unico sopravvissuto alla tragedia del Mottarone, una settimana fa era stato portato di nascosto in Israele dal nonno materno Shmuel Peleg, impegnato in una battaglia legale per la custodia del bambino, contro Aya Biran, nominata tutrice dal Tribunale dei Minori qui in Italia.
L’uomo che guidava l’auto del rapimento
Attualmente, ci sarebbe una terza persona indagata per sequestro di persona aggravata e il rapimento del piccolo Eitan: oltre al nonno e alla nonna, ora c'è anche un 56enne israeliano che era alla guida dell'auto su cui viaggiavano Shmuel Peleg e il bambino per raggiungere la Svizzera.
Secondo alcune fonti informative, il terzo indagato potrebbe essere la stessa persona che il giorno prima aveva affittato l'auto, una Golf blu, a Malpensa.
Nel comunicato integrale del portavoce della famiglia Biran in Israele si legge: "La dottoressa Aya Biran-Nirko, tutrice legale del bambino Eitan Biran, è arrivata poco fa in Israele e sta ora completando il suo obbligo di isolamento per il Covid. È arrivata in Israele accompagnata da autorità diplomatiche, in seguito al sequestro illegale di Eitan per il quale è stata aperta un'inchiesta penale in Italia per sospetto di rapimento aggravato e ai fini di un procedimento giudiziario in Israele, una volta appreso dell'indagine penale contro i sequestratori del piccolo.
La dottoressa Aya Biran è turbata dalle notizie sulla condizione psicologica e mentale di Eitan e da ciò che può essere stato fatto dai suoi rapitori nel periodo di tempo trascorso con loro. La casa di Eitan, infatti, è in Italia. L'obiettivo della dottoressa Aya Biran è quello di riportare Eitan a casa, serenamente e senza indugi, in modo che possa continuare gli studi di prima elementare, iniziati circa una settimana prima del rapimento e per i quali si preparava da molto, così come gli altri trattamenti di riabilitazione e trattamenti di supporto mentale che erano in corso, interrotti a causa del rapimento.
Gli zii, i nonni del defunto Amit, le sue cugine - che per Eitan sono come sorelle - i suoi compagni di classe, il personale terapeutico e riabilitativo e l'intera comunità ebraica - tutti attendono con impazienza il ritorno del piccolo Eitan alla sua vita di routine e stabilità, così importante per lui dopo la tragedia.
La famiglia Biran-Nirko chiede ai media di non pubblicare a viso scoperto le foto del minore Eitan, per il bene della sua dignità e privacy".