La polizia lo scorso 4 novembre ha arrestato Monia Bortolotti, 27enne residente a Pedrengo in provincia di Bergamo, con l’accusa di omicidio volontario dei due figli di 4 e 2 anni. 

La donna aveva perso la prima figlia il 15 novembre 2021, giustificandosi così: “E’ stata soffocata da un rigurgito. La colpa è mia, per averla messa a dormire di lato sui suoi cuscinotti tanto morbidi".  Sul secondo figlio, nato l'anno successivo e morto il 25 ottobre 2022, aveva invece scritto su Facebook: “Molto probabilmente è stato schiacciato da me mentre mi sono addormentata allattandolo. La colpa è ancora mia perché, per evitare la stessa tragedia avvenuta alla sorellina, lo tenevo in braccio giorno e notte, camuffando le mie paure per non disturbare nessuno”. Una versione che non ha convinto gli inquirenti, con l’arresto che è scattato dopo l’autopsia effeetuata sul corpo del bambino. Da questa è infatti emerso che il piccolo è morto per un’asfissia meccanica acuta da compressione del torace, conseguenza di un'azione volontaria. Un esame che ha fatto riaprire il caso anche sulla morte della prima figlia, su cui però non è stato possibile eseguire l’autopsia poiché il corpo era ormai in cattivo stato di conservazione.

La donna è nata in India il il 17 maggio 1996 ed è stata l’ultima orfana di Madre Teresa di Calcutta ad essere adottata in Italia prima che morisse. Bortolotti lavorava come insegnate di ballo in Val Seriana dove ha conosciuto il suo compagno. Sul proprio profilo Facebook si era difesa così negli scorsi mesi dopo la morte dei figli: “E la Procura incolpa me, come se tutta questa tragedia fosse voluta, cercata. A nessuno sembrava importare che i miei bimbi fossero seguiti e tenuti come fiorellini, perfetti. Soprattutto che cercassi disperatamente di essere la mamma che non ho mai avuto”.