Possedevano auto e beni di lusso, come preziosi Rolex o lussuose Porsche, ma ufficialmente erano quasi nullatenenti. Per questo due fratelli, con precedenti per traffico di droga, sono finiti nel mirino degli investigatori della Squadra mobile di Potenza, che ha iniziato ad indagare su di loro in collaborazione con gli agenti del commissariato di Melfi.
Al termine dell’operazione “Rimmel”, i due fratelli sono finiti in carcere per intestazione fittizia di beni e false fatturazioni per operazioni inesistenti, commessi, nella provincia di Potenza, con lo scopo di eludere i vincoli e gli effetti delle disposizioni antimafia in materia di misure di prevenzione. Altre cinque persone sono agli arresti domiciliari mentre ad altre due sono state notificate le misure del divieto di dimora a Melfi e Rionero in Vulture, nonché l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. I due fratelli agivano da imprenditori occulti, gestendo di fatto società controllate da prestanome, utilizzando probabilmente come investimento i proventi delle loro precedenti attività illecite.
L’indagine è iniziata nel dicembre 2017, quando sono state autorizzate le intercettazioni ambientali e telefoniche nonché gli accertamenti patrimoniali, che hanno portato ad individuare gli altri soggetti destinatari dell’ordinanza emessa dal giudice. Durante l’attività investigativa è emersa anche la pericolosità sociale dei due indagati, i quali non hanno esitato a minacciare pesantemente, anche di morte, un funzionario dell’Agenzia delle entrate di Melfi, per costringerlo ad agevolare le procedure di immatricolazione di varie autovetture importate dall’estero, nonostante le gravi irregolarità amministrative riscontrate.
Tra gli arrestati anche i prestanome utilizzati per gestire le attività commerciali, tra i quali la madre dei due fratelli e una dipendente di banca. Il giudice per le indagini preliminari ha disposto il sequestro di quattro attività commerciali di rivendita auto e moto, con tutti i loro beni mobili e immobili, rapporti finanziari e bancari, nonché il sequestro per equivalente dei beni nella disponibilità dei fratelli arrestati, per un valore di oltre 212mila euro.