In arrivo novità per tutte quelle categoria che svolgono “lavori usuranti”; il Governo ha individuato altre 203 categorie che potrebbe andare in pensione a 63 anni o avere accesso a misure particolare l’Ape Sociale o Quota 41. Il progetto fa parte della riforma delle pensioni 2022, che entra nel merito della questione per “ridefinire” gli interventi per il post Quota 100 che scade il 31 dicembre di quest’anno. Una bella sorpresa per i circa 15mila lavoratori considerati gravosi.
L’elenco dei professionisti che svolgono lavori usuranti passa da 15 a 57 gruppi e da 65 a ben 203 mansioni. In poche parole ad andare in pensione potrebbe essere circa mezzo milione di lavoratori che con l’Ape sociale uscirebbero dal mondo del lavoro a 63 anni e con 36 di contributi, ma solo se negli ultimi anni hanno svolto una mansione gravosa.
L’attuale lista dei lavori considerati gravosi è stata redatta secondo i principi Inail che seguono tre indici principali: frequenza degli infortuni; numero di giornate d’assenza per infortuni; numero di giornate d’assenza per malattia. Incrociando questi dati la commissione ha potuto stilare e aggiornare la classifica dei lavori usuranti, includendovi anche nuove forme di stress fisico e lavorativo e aggiungendo maggiori tutele per questi lavoratori.
Pensioni e diritti dei lavoratori, cosa c’è di nuovo?
Del nuovo elenco fanno parte: bidelli, saldatori, tassisti, falegnami, conduttori di autobus e tranvieri, benzinai, macellai, panettieri, insegnanti delle scuole elementari, commessi e cassieri, operatori sanitari qualificati, magazzinieri, portantini, forestali, verniciatori industriali. Tuttavia nei prossimi giorni potrebbero essere inserite altre categorie considerate usuranti.
L’obiettivo del Governo, principalmente, si snoda su due direzioni: f a una parte Quota 100, che è ancora in discussione e che ha portato al pensionamento anticipato di moltissime persone; anche se tuttavia si è registrata una sorta di discriminazione del genere con l’80% di uomini e solo il 20% di donne.
Dall’altro lato le pensioni ai precari. Si necessità un ripensamento del sistema pensionistico che, dato lo stato attuale delle cose, non può essere solo legato ai contributi ma deve tenere conto anche di tante diversità legate al lavoro, all’aspettativa di vita e via dicendo. Servirebbe una maggiore equità a cui il Governo starebbe lavorando già da qualche tempo.
Oltretutto un altro degli obiettivi fondamentali è quello di garantire la pensione come un diritto e non come un privilegio, andando ad intervenire per sistemare tutte quelle criticità sul lavoro per semplificare le procedure pensionistiche e dare maggiori diritti a quelle categorie più a rischio.
Tuttavia i piani del Governo non sono ancora stati chiariti e le ipotesi sul piatto sono ancora molte, per cui bisognerà attendere anche qualche giorno prima di avere chiare le prossime mosse al riguardo.