E' rinchiuso
nel carcere del Cairo da quasi 20 mesi Patrick Zaki, lo studente egiziano dell'università di Bologna accusato di aver diffuso "notizie false dentro e fuori il Paese": oggi la seconda udienza al
tribunale di Mansura del processo per il quale
pendono altre accuse più gravi nei confronti del 30enne che rischia
25 anni di carcere. C'è "enorme preoccupazione" per l'esito dell'udienza di oggi "perché le accuse più gravi, quelle di propaganda sovversiva e terroristica, potrebbero essere ancora in piedi'', scrive
Amnesty Italia sul suo account ufficiale Twitter.
La difesa chiede un rinvio
E' durata solo due minuti l'udienza di Zaki: il suo avvocato Hoda Nasrallah al termine ha chiesto un rinvio per poter studiare gli atti. La legale inoltre ha chiesto una copia autenticata del fascicolo finora solo consultabile presso gli uffici giudiziari. Il giudice monocratico si è ritirato per decidere se approvare o meno la richiesta.
In manette nella gabbia degli imputati
Nell'Aula del Tribunale di Mansura dove si svolge il processo per Patrick Zaki, i giornalisti sono stati ammessi con diffida dal girare video o scattare foto. Tra le persone presenti c'è George, il padre di Patrick, con la sorella Marise e un dirigente della ong Eipr per la quale lo studente lavorava come ricercatore. "Dio, fai che vada tutto bene", le parole che la sorella Marise ha affidato ai social. Zaki è stato portato nella gabbia degli imputati in manette, che poi gli sono state tolte dalle guardie egiziane.
In Aula sono presenti anche un diplomatico italiano, uno spagnolo e uno canadese nell'ambito di un monitoraggio processuale Ue. Fonti sul posto riferiscono che Germania e Stati Uniti hanno presentato "lettere di interessamento" da parte dei due Paesi che si impegnano a monitorare da vicino il caso Patrick Zaki anche a distanza.
L'appello di 40 eurodeputati
Intanto, Fabio Massimo Castaldo (M5S) e Pierfrancesco Majorino (Pd) fanno sapere di aver "inviato questa mattina una lettera sottoscritta da 40 deputati europei alla presidente della Commissione europea e all'Alto rappresentante dell'Unione, sollecitando la necessità di un forte impegno dell'Ue per la liberazione di Patrick Zaki". Lo studente dell'università di Bologna "è accusato di diffusione di notizie false, rischiando fino a cinque anni di carcere, dopo aver trascorso più di un anno e mezzo di detenzione preventiva, sottoposto a minacce e torture - sottolineano Castaldo e Majorino - Siamo molto preoccupati dal possibile esito di questo processo che rischia di essere, come tanti nell'Egitto di Al-Sisi, sommario e guidato dalla necessità di mettere a tacere in maniera palese voci critiche e non gradite". Di qui la richiesta "che la delegazione Ue sia presente al processo di Zaki e a quello di altri giornalisti, sindacalisti, difensori dei diritti umani e attivisti della società civile oggi perseguitati. Serve anche una risposta forte e coordinata tra gli stati dell'Unione che imponga progressi essenziali nel rispetto dei diritti umani all'Egitto".
Perché Patrick Zaki rischia 25 anni di carcere
Davanti alla Corte della Sicurezza dello Stato per i reati minori (o d'emergenza) di Mansura, si dibatte su tre articoli giornalistici di Zaki che avrebbero contribuito alla "diffusione di notizie false dentro e fuori il Paese". Il reato viene sanzionato con un massimo di cinque anni di carcere. La corte può emettere una sentenza inappellabile in qualsiasi udienza. A quanto si apprende, però, a carico dello studente restano in piedi le accuse di "minare la sicurezza nazionale" e di istigare alla protesta, "al rovesciamento del regime", "all'uso della violenza e al crimine terroristico". Crimini, quest'ultimi, che fanno rischiare fino a 25 anni di carcere - spiega Amnesty International - o addirittura la pena dell'ergastolo.