La Svizzera ha detto “si” ai matrimoni gay con un referendum popolare.
L’iniziativa di estrema civiltà giuridica e sociale sarà forse presto legge anche in Italia sotto l’impulso innovativo del governo di Mario Draghi che potrà sottoporre la questione al parlamento, o magari attraverso un referendum popolare.
La novità di oltralpe
È di ieri la notizia che i cittadini elvetici, con un referendum popolare hanno votato a favore dei matrimoni gay. In Italia ci sono diversi movimenti politici e apolitici pronti a promuovere un identico referendum e a raccogliere le firme per questo.
Intanto in Svizzera il matrimonio gay è già legge: gli omosessuali si potranno sposare. Lo hanno stabilito, con un'ampia maggioranza, i cittadini della confederazione elvetica chiamati a pronunciarsi sulla materia, con un referendum popolare. E sulla scorta di questo precedente di un paese a noi vicino, numerose associazioni per i diritti gay in Italia hanno rinnovato e ribadito la necessità che anche il Parlamento del nostro paese legiferi in questa direzione impegnandosi, in alternativa, per un'iniziativa popolare che sfoci in un Referendum anche in Italia.
Dopo una lunga battaglia, in Svizzera è stata approvata l'iniziativa il Matrimonio per tutti con il 64,10% dei "sì" contro il 35,9% di "no". La partecipazione è stata del 51,92%, con un'affluenza elevata in particolare nelle città.
Il risultato delle urne è stato quindi piuttosto netto, e il testo di legge è stato approvato in tutti i cantoni, anche quelli storicamente conservatori. A Glarona è stato ad esempio accolto con il 61,12% dei voti, e a Nidvaldo il "sì" ha raggiunto il 61,57%. In Ticino i favorevoli sono risultati il 52,92%, con una partecipazione del 47,95%, nei Grigioni il 62,75%, con una partecipazione del 47,72%.
Il Matrimonio per tutti ha avuto particolarmente successo a Basilea Città con un'approvazione del 73,96%. Il cantone meno innovativo in materia è risultato invece Appenzello Interno, con "solo" il 50,82% di "sì".
Reazioni e possibile referendum anche in Italia
All’indomani dei risultati in Svizzera, Fabrizio Marrazzo, portavoce Partito Gay per i diritti Lgbt+ ha dichiarato: "Oggi in Svizzera i cittadini hanno detto sì al referendum sul matrimonio egualitario per le coppie Lgbt+”.
“Oltre il 60% degli svizzeri ha votato a favore determinando che le coppie LGBT+ da oggi hanno il diritto di sposarsi e di formare una famiglia", dichiara il movimento Solidale, Ambientalista, Liberale, annunciando: "Uno dei nostri obiettivi, dopo le elezioni che si terranno il 3 e 4 ottobre a Roma, Torino, Napoli, Milano e altri piccoli comuni in cui siamo candidati, sarà quello di lavorare per portare questo referendum anche in Italia fondando il 'Comitato SI al matrimonio LGBT+'". In Italia i cittadini sono più avanti della politica ed il referendum sarà forse il modo per dimostrarlo.
Dopo questo risultato numerose associazioni per i diritti Gay avanzano la proposta di un Referendum sui matrimoni delle coppie omosessuali anche in Italia.
Infine,
Franco Grillini, presidente Gaynet, in una nota dichiara: "La popolazione svizzera ha detto “si” al matrimonio egualitario con oltre il 64% dei voti. Un successo di civiltà che spinge il Paese elvetico più vicino all'Europa.
È incredibile come l'Italia rimanga ultima nell'Europa occidentale a non riconoscere ancora il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Il referendum svizzero allarga
il già pesante divario che pesa sul nostro Paese, che secondo il report ILGA si trova vicino a Bulgaria, Romania, Repubblica Ceca e Ungheria in termini di uguaglianza delle persone LGBTI. Il caso della Svizzera dimostra come ormai la maggioranza della popolazione sia favorevole all'equiparazione delle coppie, specie se consideriamo che il sì ha prevalso in tutti e quattro i cantoni, compreso quello italiano. Anche gli ultimi sondaggi in materia danno gli italiani e le italiane favorevoli al matrimonio egualitario (Eurispes 2020, 59,5%). La persone hanno ormai capito, più di una certa politica che vive sull'odio, che l'agenda arcobaleno non toglie diritti ma fa progredire la società sulla strada dell'inclusione. Da oggi diventa ancora più grave essere fermi a discutere di una legge sui crimini d'odio come il ddlzan, poiché norme simili sono state approvate in tutta Europa ben prima del riconoscimento delle coppie.
Auspichiamo che il dibattito riprenda al più presto e ci venga risparmiato l'estenuante teatrino delle mediazioni al ribasso rispetto al testo uscito alla Camera".