La Corte d'Assise di Taranto si è pronunciata sul Processo Ambiente Svenduto che vedeva coinvolti 47 imputati per disastro ambientale nella zona dell'ex Ilva di Taranto. Tra le principali condanne, quelle di 22 e 20 anni di reclusione per Fabio e Nicola Riva, ex proprietari e amministratori dell'Ilva, 3 anni e mezzo per l'ex Governatore Nichi Vendola, 3 anni per Gianni Florido, ex presidente della Provincia di Taranto. Assolto invece l'ex presidente del cda Ilva, Bruno Ferrante. I giudici della Corte d'Assise del tribunale jonico si sono pronunciati duramente contro la proprietà e le istituzioni coinvolte nel periodo in esame del processo che va dall'avvento della gestione Riva al 2013.
A queste condanne si aggiunge la confisca degli impianti siderurgici e per Ilva una sanzione di 4 milioni di euro. Ilva è considerato un impianto strategico per l'economia e la confisca è stata stabilita rispetto all'ammontare del profitto illecito delle tre società Ilva Spa, Riva Fire Spa - oggi Partecipazioni industriali Spa, in liquidazione - e Riva Forni elettrici. Le accuse alla base del processo, a vario titolo per i diversi imputati, erano di associazione a delinquere finalizzata al disastro ambientale, omissione di cautele sul luogo di lavoro, avvelenamento di sostanze alimentari, corruzione in atto giudiziario, omicidio colposo e altre imputazioni. Il processo concluso oggi era iniziato nel 2016.
La replica di Vendola in una nota
L'ex Governatore della Regione Puglia Nichi Vendola, condannato a tre anni e sei mesi per concussione aggravata in concorso, ha contestato duramente la sentenza dei giudici affidando la sua replica a una nota: “Mi ribello ad una giustizia che calpesta la verità. Appelleremo questa sentenza, anche perché essa rappresenta l'ennesima prova di una giustizia profondamente malata”. Sempre nella nota: “Sappiano i giudici che hanno commesso un grave delitto contro la verità e contro la storia (…) Hanno offerto a Taranto non dei colpevoli ma degli agnelli sacrificali”.