Dopo le dichiarazioni al Senato del Presidente del Consiglio
Mario Draghi la questione sul
Ddl Zan potrebbe essere a una svolta. Anzitutto il Premier ha ribadito
l’autonomia e la laicità dello Stato italiano; poi ha cercato di delimitare chiaramente i confini tra Stato e Chiesa dicendo: “L’Italia è uno Stato laico, non confessionale, e quindi il Parlamento è libero di discutere”. Una risposta decisa quella data al Vaticano in merito alla richiesta di modifica del Ddl Zan, per il quale era stato fatto appello ai
Patti Lateranensi e alla facoltà della Santa Sede di intervenire sulle questioni politiche italiane.
Eppure Mario Draghi ha cercato, ovviamente, di moderare i toni e di portare la discussione a un livello più civile aggiungendo che l’ordinamento italiano ha già tutte le garanzie necessarie per lavorare sull’approvazione delle leggi nel pieno rispetto della Costituzione e dei trattati internazionali, tra cui il Concordato con la chiesa. Il Premier ha poi concluso dicendo che la laicità dello Stato non è indifferenza verso la religione ma una tutela per il pluralismo e le diversità culturali.
La risposta della chiesa e il futuro del Ddl Zan
Dopo la risposta del Presidente del Consiglio, anche la chiesa ha deciso di abbassare i toni e sembra che, alla fine,
non ci sa l’intenzione di prendere in mano per davvero il Concordato. Probabilmente si cercherà di arrivare a un punto d’incontro, soprattutto per quanto riguarda il nodo delle scuole private e delle iniziative contro l’omofobia. Ad onor del vero c’erano già stati contatti e discussioni tra Stato e chiede, semplicemente la Santa Sede ha voluto alzare i toni della discussione, sbagliando probabilmente nei modi e nei tempi delle dichiarazioni. Il dialogo civile è da sempre alla base dell’ordinamento della Repubblica Italiana e i rapporti con la chiesa non sono esenti da questo, così come è sempre stato. Che si sia trattato di un eccesso di zelo da parte della Santa Sede o di una mossa politica, la questione come è ovvio che sia virerà su un confronto diretto, senza il bisogno di chiamare in causa il Concordato o qualunque altra legge.
Per quanto riguarda il Ddl Zan la calendarizzazione dovrebbe essere votata il Aula il prossimo 6 luglio, nonostante le pressioni di diverse forze di governo (M5S, PD, LEU e IV) che avrebbero preferito accelerare i tempi.