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a Corea del Nord ha messo al bando i “nuovi nemici” del regime di Kim Jong-un: jeans, film stranieri, tagli di capelli “particolari”, slang e tutte le soap opera della Corea del Sud. Così il leader del paese ha varato una legge per
vietare nel suo paese la diffusione di tutti quei “simboli della cultura capitalista” considerati un vero e proprio veleno per la stabilità della perfetta società della Corea del Nord e dei suoi modelli. La pena è la morte.
Senza mezzi termini Kim Jong-un arriva al fulcro della questione, il suo è un modo per eliminare il pensiero reazionario insito in tutta quella cultura occidentale, tipo jeans attillati e piercing, che mina le coscienze e soprattutto l’influenza di un regime sulla popolazione. Perché di questo si tratta, di una questione di influenza. Un paio di jeans, un film non tollerato, sono tutte dimostrazioni che un modello di vita diverso è possibile altrove e per chi abita in certe parti del mondo non può esistere alcun altrove.
Corea del Nord, si rafforzano le misure del regime di Kim Jong-un
E intanto Kim Jong-un parla di pene severe,
da 15 anni in un campo di prigionia fino alla morte, per chi viene sorpreso in possesso di materiale non approvato. E queste affermazioni non possono che ricordare tristemente dei capitoli decisamente bui della storia dell’uomo che tutti si augurano di non rivivere. Il problema non è tanto il materiale (anche quello mediatico) da mettere al bando. Il problema è la possibilità di essere liberi e avere uno stile di vita non conforme a quello imposto dal regime. Uno stile di vita che, magari, ricalca troppo
il modello occidentale, tipo quello degli idoli del
K-Pop che hanno tagli di capelli ritenuti pericolosi e un esempio da non seguire e indossano jeans con il risvolto sulla caviglia.
Al momento queste informazioni sono trapelate da un’inchiesta del Daily NK, testata online della Corea del Sud che sta diffondendo queste informazioni nella speranza di sensibilizzare la popolazione locale. Ed è proprio della testata sudcoreana la notizia di tre giovani fermati a Pyongyange mandati in un campo di rieducazione per il loro taglio di capelli per il loro abbigliamento. Continua così il piano della Corea del Nord di bloccare l’ingresso nel paese di tutti quegli stili di vita e di tutte quelle informazioni che possano mostrare ai cittadini un mondo diverso; fatto di possibilità e di libertà e non di limitazioni e paure.