per le opere in streaming. Un movimento che sta animando gli Stati Uniti, con varie proteste e manifestazioni in tutte le città più grandi ed importanti per l’industria cinematografica americana come Los Angeles e New York. Fran Drescher, presidente del sindacato Sag-Aftra, ha dichiarato: "Questo è un momento della storia, un momento di verità: se non teniamo duro ora, saremo tutti nei guai. Stiamo tutti rischiando di essere sostituiti da macchine e grandi imprese”. L’allarme da questo punto di vista era stato lanciato dopo che alcuni produttori avevano proposto di scansionare il viso degli attori non protagonisti, in modo da poter riutilizzare la loro immagine quante volte è necessario pagandoli per un solo giorno di lavoro, senza percepire compenso per le altre apparizioni.
Si cerca una soluzione
Ted Sarandos, ceo di Netflix, ha parlato del nuovo rifiuto a margine di un evento a Los Angeles: "Torneremo al più presto al tavolo, perché tutti vogliamo ricominciare a lavorare”. Al momento gli unici a tornare alla normalità sono stati gli sceneggiatori, che avevano iniziato lo sciopero mesi prima dei colleghi interpreti per poi riuscire a trovare una soluzione. Bisognerà quindi capire quale tra le due parti deciderà di cedere, avvicinandosi all’altra. Bob Iger, ceo di Disney, aveva fatto sapere di considerare le richieste degli attori come irrealistiche. Lo stop forzato intanto continua a nuocere ad entrambe le parti in gioco, visto il volume d'affari mancati e le crescenti perdite. Si stima che il costo complessivo del blocco sia arrivato già ad almeno 6,5 miliardi di dollari.