I PM danno ragione a Matteo Salvini e fanno cadere le accuse sull’istigazione a delinquere nei confronti di
Carola Rackete. Nel corso dell’udienza è stata chiesta l’archiviazione di tutte le accuse contro il Leader della Lega.
Tutto è iniziato quando la capitana della Sea Watch 3, in passato aveva sporto denuncia contro Salvini fondando l’accusa su alcuni messaggi postati sui social e su un comizio tenuto in provincia di Lecco. Secondo la giovane, sembra che il politico l’avesse duramente attaccata, esponendola poi a una dura gogna mediatica da parte dei sostenitori della Lega.
Il PM Giancarla Serafini, ha spiegato come i comportamenti del leader del Carroccio non possano essere intesi come “istigazione a delinquere”, passando poi la palla alla Magistratura nella speranza che lo assolva.
Matteo Salvini e Carola Rackete, battaglia a colpi di social
Eppure nel video pubblicato a luglio 2019 sui social, Matteo Salvini che all’epoca era Ministro dell’Interno non usò mezzi termini parlando della capitana Carola Rackete. Nel video, infatti, si sente il leader della Lega definire la ragazza come “zecca” e “sbruffoncella” oltre che “criminale libera di circolare in Italia”. Ovviamente i commenti dei sostenitori del politico non si sono fatti attendere e come al solito hanno dimostrato tutto il loro grande savoir-faire. Nel comizio incriminato, poi, il leader della Lega ha dedicato qualche parola alla capitana Rackete dicendo: "Se fosse arrivata a Pusiano non sarebbe arrivata lontano". Non una minaccia diretta, certo, ma sicuramente nemmeno parole di incoraggiamento.
Ovviamente per i difensori del leghista si è trattato di “parole” che non volevano invitare i sostenitori del partito ad atti violenti contro la ragazza, rispedendo quindi l’accusa al mittente. A livello teorico Matteo Salvini non ha attaccato direttamente Carola Rackete ma si è limitato a introdurre l’argomento e poi lasciare l’ingrato compito ai suoi sostenitori che, come al solito, non hanno usato mezzi termini.