Scatta fra tre giorni il termine per la raccolta delle firme alla proposta di
referendum sulla legalizzazione della cannabis:
entro
giovedì 30 settembre, infatti, andranno presentate le firme di centinaia di italiani alla Corte di Cassazione. Ma a pochi giorni dalla scadenza circa
1.400 Comuni non hanno ancora inviato i certificati elettorali necessari per validare le firme raccolte online. Nel dettaglio, fino a venerdì solo 125mila certificati su 545mila erano stati riconsegnati al comitato promotore del referedum.
L'iter per il referendum
E' partita con lo sprint la raccolta delle firme per dare il
via libera alla coltivazione personale della cannabis in piccole quantità: solo in una settimana la causa è stata sposata da oltre
500mila persone che hanno sottoscritto la proposta referendaria sia di persona presso gli appositi gazebo sparsi nelle città, sia online utilizzando le proprie credenziali
Spid. La raccolta delle adesioni però è solo il primo step del percorso che potrebbe portare all’approvazione del referendum. Il passo successivo, infatti, è
la verifica da parte delle amministrazioni comunali dei nominativi dei firmatari: chi ha aderito deve risultare regolarmente iscritto nelle liste elettorali.
I ritardi dei Comuni
Cosa potrebbe compromettere l'iter della proposta referendaria? I promotori nei giorni scorsi hanno inviato ai comuni più di 37mila comunicazioni pec con i nominativi raccolti e obbligo di risposta entro 48 ore. Alla scadenza però sono arrivate solo 28mila risposte, vale a dire circa un quarto delle firme raccolte. La Cassazione dovrà riceverle entro il 30 settembre, altrimenti il referendum potrebbe non andare in porto, a meno che il governo non decida di prorogare i termini della scadenza. A muoversi in questo senso sono gli stessi promotori dell’iniziativa, tra cui l’associazione Luca Coscioni, che hanno diffidato i 1.400 comuni inadempienti rivolgendo allo stesso tempo un appello al capo dello Stato, Sergio Mattarella: la richiesta è far slittare la consegna delle firme al 31 ottobre.
Con lo stato di emergenza sanitaria il governo ha prorogato al 31 ottobre la data ultima per presentare le firme raccolte online. Proroga che però riguarda le proposte depositate entro il 15 giugno (un esempio è quello sull'eutanasia). Il quesito sulla cannabis, invece, è stato depositato nel mese di settembre e non rientrerebbe. Tuttavia, non si può ignorare la grande partecipazione popolare per la causa e con un decreto l'Esecutivo potrebbe consentire alle amministrazioni comunali di avere più tempo per la gestione e la verifica delle migliaia di firme raccolte.