La nuova normativa Euro 7
Al centro del discorso c'è la normativa Euro 7, non accolta di buon grado dai costruttori e in generale dal settore automobilistico. Ma non tutto è perduto: sembra sempre più possibile, infatti, che i nuovi standard entrino in vigore nel 2027 e che siano meno restrittivi rispetto all'anno scorso.
Dunque, possono tirare un sospiro di sollievo le case automobilistiche che temevano che il diktat dell'Ue potesse portare all'addio definitivo dei motori a combustione interna. Di fatto, con le nuove proposte interne all’Euro 7, si rinvia di qualche anno ma
il futuro che vuole Bruxelles è quello di una mobilità a zero emissioni, e le misure previste nel
"Fit for 55" per il contrasto del "climate change", rendono difficile il futuro del motore a scoppio. Le aziende automobilistiche sono ben consapevoli che prima o poi bisognerà adeguarsi:
la Fiat sta puntando sulle auto elettriche ma non è la sola a investire in un futuro a zero emissioni.
Le reazioni delle case automobilistiche
Contrario all'iter seguito dalla Commissione europea per imporre la transizione verso le vetture elettriche è Carlos Tavares, ceo del gruppo Stellantis. Si tratta di "una brutale imposizione calata dall’alto", dice il manager. I costruttori non sono riusciti nel loro intento di farsi ascoltare dai vertici di Bruxelles, ma dopo la proposta della Commissione, hanno espresso il loro parere sottolineando la necessità di un approccio olistico, ovvero multi-tecnologico. Ma cosa significa? I costruttori cercano soluzioni capaci di mettere un freno all’inquinamento, ma senza che decisioni assunte abbiano un impatto negativo sul sistema economico. Ad esempio si valutano i carburanti sintetici e dell’idrogeno, che potrebbero utilizzare le attuali infrastrutture senza che ne risenta il tessuto industriale europeo, al contrario di come potrebbe accadere con l'elettrico.
Le case automobilistiche non rinunciano, quindi, al dibattito sul futuro del motore a scoppio: la Commissione Ue dovrà tenere conto delle loro esigenze per impedire che il settore industriale europeo, non solo delle auto, possa subire troppi danni.